Superbonus Caporetto. Nel biennio 2021-2022 l’incentivo ha inciso sulla crescita del Pil di un solo punto percentuale e su 65 miliardi di investimenti effettuati, pari a 72 miliardi di spesa pubblica (l’effetto 110%), l’impatto addizionale nel settore dell’edilizia residenziale generato dal superbonus è stato solo di circa 16.5 miliardi.
La misura è ben lontana dal ripagarsi da sola: sulla base di una stima approssimativa (attualmente in fase di definizione) il ritorno in termini di maggiori imposte generate dovrebbe essere intorno ai 28 miliardi.
Si stima inoltre che l’effetto “moltiplicatore” (l’impulso positivo) del superbonus sul settore edile sia solo di 1 punto ovvero l’incremento di 16.5 miliardi citato sembra aver generato “solo” altrettanti 16.5 miliardi di valore aggiunto circa.
Poco performante anche la struttura dell’agevolazione.
Come rilevato dall’Enea, infatti, circa il 70% dell’incremento di risparmio energetico registrato è stato raggiunto con il 28% della spesa complessiva sostenuta, quindi con una quota minoritaria delle risorse impiegate e tale dato è esplicativo del fatto che l’ammontare speso poteva essere impiegato in maniera migliore.Questi sono i dati esposti dal presidente dell’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb), Lilia Cavallari, all’audizione tenutasi il 16 marzo scorso presso la Commissione Bilancio, tesoro e programmazione della Camera dei deputati nell’ambito dell’indagine conoscitiva sugli effetti macroeconomici e di finanza pubblica derivanti dagli incentivi fiscali in materia edilizia.
Il problema crediti incagliati in aumento
Secondo quanto riportato dal presidente Cavallari, dal 2023 si stimano altri circa 18 miliardi di euro di quote annuali crediti emergenti di cui, circa 12 miliardi (4,8 volte quelli potenziali del 2021), relativi a lavori conclusi entro il 2022 ed altri 6 miliardi invece riguardanti investimenti non ancora conclusi nel 2022 e asseverati fino a febbraio 2023.
L’incremento del monte crediti rischia di aumentare il problema di assorbimento dei citati tax credit nel sistema fiscale generale.
Guardando infatti i dati delle compensazioni dei primi due mesi del 2023 è possibile osservare l’incremento significativo dei crediti edilizi rispetto al corrispondente periodo dell’anno precedente, inoltre si osserva una sensibile riduzione della quota dei crediti compensata dalle banche e dai servizi postali (dal 79,9 per cento al 57,1 per cento) a vantaggio delle imprese delle costruzioni e della filiera dell’edilizia (da 8,8 a 17,1 per cento), delle altre imprese del settore finanziario e immobiliare (da 8,2 all’11,6 per cento) e, soprattutto, delle imprese di altri settori non coinvolti direttamente nell’esecuzione dei lavori e non appartenenti al sistema finanziario (da 3 a 14,1 per cento). Questo come riportato in audizione potrebbe rappresentare un segnale della difficoltà crescente delle imprese a cedere i crediti.
I dati del superbonus
Il superbonus, rispetto ad altri incentivi fiscali sul mattone, si è rivelato meno regressivo ovvero è stato utilizzato da parte delle aree meno ricche del Paese in particolare del Mezzogiorno che ha visto più che raddoppiare la propria quota di risorse.
Dal punto di vista macroeconomico, risulta di due punti percentuali il contributo degli investimenti in costruzioni residenziali alla crescita del Pil nel corso del biennio e, secondo l’Upb, circa la metà dell’effetto sarebbe ascrivibile allo shock positivo generato dal superbonus, ossia all’investimento in abitazioni aggiuntivo rispetto a quello che si sarebbe comunque effettuato nel biennio in assenza dell’agevolazione (cosiddetto scenario controfattuale).
Giuliano Mandolesi, ItaliaOggi