Lo stralcio automatico dei debiti contributivi fino a mille euro può ritorcersi contro la carriera previdenziale dei lavoratori e allontanare la pensione. A correre il rischio sono i commercianti, gli artigiani, i lavoratori autonomi dell’agricoltura e i lavoratori iscritti alla gestione separata dell’Inps (parasubordinati). A lanciare l’allarme è proprio l’Inps in una nota inviata all’ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili, chiedendo “ampia diffusione”. Un esempio. Coltivatore diretto che non ha versato una rata di contributi, per uno o più anni nel periodo di sanatoria, dal 2000 al 2015: all’indomani dello stralcio automatico si troverà senza l’accredito contributivo del relativo anno o dei relativi anni. Per evitare che lo stralcio strappi via anni di contribuzione alla pensione, bisogna pagare entro il 31 marzo i contributi oggetto di stralcio.
Lo stralcio 2023. La questione riguarda la sanatoria della legge di bilancio 2023 (legge 197/2022), che prevede l’annullamento automatico, al 31 marzo, dei singoli debiti affidati all’agente di riscossione da amministrazioni statali, agenzie fiscali ed enti pubblici previdenziali, dal 1° gennaio 2000 al 31 dicembre 2015, d’importo residuo fino a mille euro. La sanatoria, come detto, è automatica: non è prevista, cioè, una domanda da parte del debitore.
I debiti contributivi. La sanatoria riguarda anche i debiti contributivi (Inps) e assicurativi (Inail). Pertanto, i datori di lavoro con debiti fino a 1.000 euro per il mancato versamento dei contributi dei dipendenti nei predetti anni, come pure i lavoratori autonomi con debiti fino a 1.000 euro per il mancato pagamento di parte o tutti i loro contributi dovuti nei predetti anni, dal 1° aprile si troveranno “pulite” le proprie partite debitorie presso l’agente di riscossione.
L’automaticità delle prestazioni. La notizia è sicuramente ottima per i datori di lavoro, mentre è molto rischiosa per i lavoratori autonomi. Nel primo caso, infatti, i datori di lavoro risparmieranno quei contributi non versati, senza che ciò comporti alcuna conseguenza a carico dei beneficiari diretti dei contributi, cioè i lavoratori dipendenti. A favore di questi ultimi, infatti, opera il “principio di automaticità delle prestazioni” (art. 2116 codice civile), in virtù del quale le prestazioni (pensioni, etc.) spettano anche se i relativi contributi non sono stati effettivamente versati dal datore di lavoro. Stesso principio non opera per i lavoratori autonomi e per quelli iscritti alla gestione separata Inps, la cui posizione contributiva è alimentata in proporzione all’effettivo pagamento di contributi. Pertanto, con lo stralcio, quei contributi verranno cancellati non soltanto dal carico dell’agente di riscossione, ma anche dall’estratto conto Inps compromettendo la carriera previdenziale. Il rischio assume maggiore rilievo per i lavoratori autonomi agricoli: il mancato pagamento di una sola rata di contributi per un’annualità comporta il mancato accredito dell’intero anno, anche se le altre rate risultano regolarmente pagate. Riguardo alla gestione separata, infine, va evidenziato che gli importi stralciati ai committenti comprendono anche la somma a carico del lavoratore (1/3): su loro, pertanto, oltre al danno c’è pure la beffa di aver subìto una trattenuta sui compensi che finisce evaporata.
Come evitare il pericolo. Una via d’uscita c’è per evitare che lo stralcio strappi via anni di contributi utili alla pensione: pagare entro il 31 marzo i contributi oggetto di stralcio. La norma prevede, infatti, che nelle more dell’automatico annullamento, il contribuente ha la possibilità di effettuare il pagamento degli importi dovuti, che saranno così acquisiti a titolo definitivo.
Daniele Cirioli, ItaliaOggi