Il fondo per la compensazione degli extra costi generati dal caro materiali si è impantanato a causa della burocrazia. Risultano infatti inevase circa 11 mila domande, bloccate a causa delle complesse procedure di attivazione e controllo da parte del ministero delle infrastrutture ma anche a causa del contenzioso con l’Ance sul metodo di rilevazione per calcolare l’aumento del prezzo dei materiali. Inoltre, risultano non pagati gli “Stati di avanzamento lavori” del secondo semestre 2021 il che porterà alla “inevitabile sospensione dei lavori da parte delle imprese”.
La denuncia arriva dall’Anci che in audizione in commissione bilancio del Senato sul ddl di conversione del decreto legge Pnrr (dl 13/2023) mette in guardia da quello che continua a rappresentare il rischio più grande per la messa a terra del Recovery Plan: la burocrazia. Una giungla di adempimenti, pareri, nulla osta, autorizzazioni che il decreto legge messo a punto dal ministro Raffaele Fitto prova a disboscare seppur, denuncia l’Anci, con semplificazioni settoriali e straordinarie prive di un disegno generale.
In quest’ottica il dimezzamento da 30 a 15 giorni dei termini di diffida (decorsi i quali il governo, in caso di inerzia da parte dei soggetti attuatori può nominare commissari straordinari a cui è consentito agire in deroga a tutte le norme del Codice Appalti fatta eccezione per quelle di derivazione comunitaria e antimafia) rischia di non essere la panacea di tutti i mali. E’ questa la ragione per cui, più che interventi straordinari, servirebbero deroghe in via ordinaria per i soggetti attuatori come quella, proposta dall’Anci, di estendere a tutti gli investimenti finanziati in tutto o in parte con risorse Pnrr e Pnc l’innalzamento a 215mila euro della soglia per gli affidamenti diretti di servizi e forniture, compresi i servizi di progettazione e architettura, chance prevista dall’articolo 24 del decreto legge solo per i progetti del Pnrr di titolarità del Ministero dell’istruzione.
“Non si tiene in alcun conto della tempistica e dei ritardi che si possono accumulare e che si sono già accumulati su ogni singola misura da parte del Ministeri titolari delle misure o da parte delle Regioni, qualora sia stata prevista una loro intermediazione, nonché a causa dell’intervento obbligatorio di soggetti terzi che sono titolari dei sub procedimenti amministrativi (si pensi alle autorizzazioni paesaggistiche o delle sovraintendenze)”, ha osservato in audizione Alessandro Canelli, presidente dell’Ifel e sindaco di Novara. Un esempio di quanto possa essere a volte paradossale la burocrazia legata alla progettazione arriva dai Programmi Innovativi per la Qualità dell’Abitare urbano, i cd progetti “Pinqua”. I comuni che sono stati bravi nell’attuazione del Programma, attivando con Invitalia immediatamente Accordi Quadro “prima” del 18 maggio 2022, non possono oggi accedere al Fondo Mef per adeguare i propri quadri economici alle variazioni prezzi dovute al problema del cd “caro materiali” in quanto l’articolo 26 del dl 50/2022 prevede che possano accedere tale fondo solo i progetti le cui gare siano state avviate dopo il 18 maggio 2022, data di entrata in vigore del decreto.
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Sul personale l’Anci ha ribadito la richiesta di estendere anche ai comuni la possibilità di stabilizzare i lavoratori assunti con contratto a tempo determinato per la realizzazione degli investimenti Pnrr, previsione stabilita per i ministeri. E ha rilanciato l’esigenza di una norma che consenta la sterilizzazione della spesa per i rinnovi contrattuali dal calcolo della spesa di personale ai fini del valore soglia per la sostenibilità finanziaria ex dm 17 marzo 2020. Una “misura fondamentale” visto che tra incrementi a regime (560 milioni di euro annui), ulteriori 110 milioni per il nuovo ordinamento professionale, l’emolumento accessorio “una tantum” introdotto dall’ultima legge di bilancio, il cui impatto sui Comuni e le Città metropolitane supera i 200 milioni di euro, e un ulteriore incremento a regime della spesa di personale di 40 milioni per l’imminente rinnovo del Ccnl della dirigenza e dei segretari comunali, comuni e città metropolitane subiranno un incremento della spesa di personale per rinnovi contrattuali che supera i 900 milioni di euro.
Le province
Le province dal canto loro chiedono un pieno utilizzo dei ribassi d’asta per gli interventi relativi all’edilizia scolastica, la semplificazione del sistema Regis e il rafforzamento delle strutture tecniche dei ministeri deputate alle attività di supporto agli enti locali. “Le semplificazioni introdotte da questo decreto”, ha detto il presidente della provincia di Biella, Emanuele Ramella, intervenendo in rappresentanza di Upi all’audizione, “vanno nella direzione giusta, ma occorre che il ruolo delle autonomie territoriali sia adeguatamente valorizzato e reso evidente nella cabina di regia”. “Torniamo poi a ribadire la strategicità degli investimenti del Pnrr sull’edilizia delle scuole secondarie”, ha proseguito Ramella. “Per questo chiediamo di chiarire senza alcun dubbio che la possibilità di utilizzare i ribassi d’asta è concessa a tutti i piani di intervento confluiti nel Pnrr, a prescindere dalle disponibilità”. Sul personale l’Upi chiede l’assunzione a tempo determinato di 500 funzionari altamente specializzati da impiegare nelle province per l’attuazione degli investimenti Pnrr di competenza locale e, come l’Anci, di neutralizzare la spesa degli incrementi conseguenti ai rinnovi contrattuali.
I piccoli comuni
I piccoli comuni, dove la carenza di personale e soprattutto di figure specializzate è da sempre più forte, hanno chiesto l’attivazione di un tavolo con il Dipartimento della Funzione Pubblica. “Non è più accettabile avere norme consolidate in modo disomogeneo, legate a singoli provvedimenti legislativi, che non tengono conto della complessità e delle esigenze dei territori amministrati”, ha osservato l’Anpci in audizione. Dall’associazione guidata da Franca Biglio è arrivato anche un appello alla semplificazione delle piattaforme di rendicontazione “troppe, confuse, ridondanti, spesso non accessibili” o soggette a continui blocchi.
I professionisti
Crisi d’impresa e giustizia tributaria sono le due disposizioni del dl sulle quali si è concentrato il Consiglio nazionale dei commercialisti.
Sulla crisi d’impresa la proposta della categoria “punta a rafforzare le misure volte ad incentivare l’accesso delle imprese alla composizione negoziata, alla luce delle principali difficoltà segnalate dagli operatori nei primi mesi di operatività del nuovo istituto”. L’emendamento proposto dai commercialisti all’art.38 del dl prevede la possibilità per il debitore di raggiungere un accordo per la decurtazione o la dilazione dei debiti tributari o contributivi, anche se già affidati in carico all’agente della riscossione, e dei debiti per accessori, funzionale al buon esito delle trattative”. In materia di giustizia tributaria, i Commercialisti propongono di abrogare l’innalzamento da 3.000 a 5.000 euro del limite di valore per il giudizio monocratico tributario di primo grado, tutelando così il valore della collegialità degli organi di giustizia tributaria.Confprofessioni, infine, ha espresso “apprezzamento per la revisione della governance e l’istituzione della nuova cabina di regia” ma ha osservato come dal tavolo siano assenti le associazioni libero professionali. Di qui l’auspicio che “nella nuova cabina di regia il mondo libero professionale sia coinvolto nella sua totalità”.
Francesco Cerisano, ItaliaOggi