Durante la pandemia il 54% delle aziende in Friuli Venezia Giulia ha agevolato il lavoro da remoto, fornendo software e connessioni, mentre una percentuale significativamente inferiore è intervenuta sugli orari di lavoro e sulla formazione finalizzata al lavoro agile. Lo rivela un’analisi sul lavoro agile nella regione realizzata in collaborazione con l’Agenzia Lavoro & SviluppoImpresa assieme a un vademecum redatto con l’università di Udine
Il 74% dei lavoratori intervistati ha affermato che con lo smart working è riuscito a seguire meglio i propri figli, mentre il 63% ha risposto di aver offerto, grazie al lavoro agile, una migliore assistenza a un parente anziano in condizioni di fragilità.
“Lo smart working, che ha rappresentato nelle fasi più acute della pandemia una soluzione emergenziale, si è poi rivelato un’opportunità per i temi della conciliazione e dell’attrazione dei talenti”, ha dichiarato l’assessora regionale al Lavoro, Alessia Rosolen, nel presentare i risultati dell’indagine. “Proprio la regione Friuli Venezia Giulia è stata selezionata tra le 20 destinazioni mondiali per i cosiddetti nomadi digitali, ovvero quei professionisti di alta fascia che scelgono il lavoro da remoto”.
Quanto al percorso casa-lavoro, il 21% degli intervistati dichiara che la distanza tra il domicilio e il luogo di lavoro rappresenta un elemento di difficoltà; il 67%, sempre nello spostamento casa-lavoro, si muove con la propria autovettura, mentre solo l’8% con il bus urbano. In merito alla diffusione del lavoro agile, Rosolen ha sottolineato che la categoria dei servizi è quella che ha mantenuto dopo l’emergenza pandemica una percentuale maggiore rispetto alle altre con il 22%.