(di Tiziano Rapanà) Nuovo giro di valzer per gli innamorati delle giornate mondiali. Oggi è il turno della pizza, se ne poteva fare a meno? Certo che sì. Sui giornali, è tutto un suggerire pizze e spiegare il perché di questo grande amore per il capitello del tempio alla cucina nostrana. Nella vita esistono principalmente due tipi di persone. Chi vive riflettendo su cosa sia l’amore e chi si limita semplicemente ad amare. Io non vi spiegherò nulla sulle origini e su questa passione che travolge italiani e stranieri, mi limiterò a mangiare la pizza. Oggi i giornali avrebbero pota dedicare qualche riflessione su sant’Antonio Abate e sulle tante feste patronali volte a celebrare il fondatore del monachesimo cristiano. Penso a Sutri, in provincia di Viterbo, o alla splendida fòcara di Novoli nel cuore del Nord Salento. Purtroppo mi tocca leggere articoli su articoli sulla pizza. Così d’istinto mi verrebbe da pensare: voi scrivete e io mangio. Ma, obtorto collo, anch’io impiego le mie meningi a vergare una riflessione sensata sull’ennesima inutilissima giornata mondiale. Pertanto cari amici, l’unico invito che posso farvi è questo: date fiducia a pizzaioli del vostro quartiere. Comprate la pizza da loro, fateli campare. Limitate le uscite alle grandi catene e andate a mangiare una pizza dal simpatico signore che la vede a pochi chilometri da casa vostra. Non metterò la penna nella piaga del dolore dell’economia reale, il problema dell’inflazione è lì presente sotto i nostri occhi così come gli aumenti delle bollette. Molti pizzaioli non riescono più a vivacchiare in questi tempi incerti: aiutateli. Qualche volta, se potete, evitate di assecondare quel principio di avvento del bisogno indotto dalla pubblicità e andate felici a gustare una buona pizza preparata da un artigiano che vive e lavora nel vostro quartiere.