Le temperature sopra la media che si stanno registrando in Lombardia in questo inizio d’anno stanno disorientando le api spingendole a uscire dagli alveari in cerca di cibo e fiori. È quanto emerge da un monitoraggio della Coldiretti regionale sugli effetti del clima mite nelle campagne in diverse zone del territorio. “Normalmente in questo periodo le api dovrebbero ammassarsi tra loro per ‘scaldarsi’ all’interno dell’alveare, invece sentono che all’esterno le temperature sono quasi autunnali e volano in giro – spiega Raffaele Dondoni, apicoltore di Trezzo sull’Adda, nel Milanese -. Non trovando nulla con cui alimentarsi, però, vanno in crisi di fame. Bisogna quindi tenerle sotto controllo, molto più che in un inverno normale, e vanno nutrite con composti di acqua, zucchero e miele per evitare di perderle”. “Le api sono disorientate dalle temperature miti di queste giornate – conferma Irene Pavesi, giovane apicoltrice di Pescarolo ed uniti (Cremona) -. Si comportano come se non fossimo in pieno inverno: escono dagli alveari alla ricerca di fiori e di cibo, ma non trovano molto e quindi il rischio è che soffrano sin d’ora la fame. Come apicoltori la nostra preoccupazione aumenta di fronte all’eventualità che il clima torni rigido e che si debbano affrontare possibili gelate”. “Le api escono nelle ore centrali della giornata in cerca di cibo e vengono sorprese dall’abbassamento delle temperature nel pomeriggio con il pericolo concreto di venire decimate – afferma Andrea Carera, apicoltore di Varese – Il clima pazzo è uno dei problemi più pressanti per l’apicoltura, come abbiamo visto negli ultimi anni”.
“I cambiamenti climatici stanno rendendo sempre più difficile il nostro lavoro – rimarca Andrea Risi, apicoltore di Gandellino (Bergamo) – Le temperature elevate rispetto alla norma che stanno caratterizzando questo periodo inducono le api ad uscire anticipatamente dagli alveari, questo accorcia il loro ciclo vitale e le fa invecchiare prima. Il rischio è che questa primavera ci si trovi con le famiglie dimezzate e quindi con una minore produzione di miele”.