Con il superbonus un buco di oltre 40 mld per le casse dello stato. La crescita a dismisura delle giacenze nei cassetti fiscali, calcolata dall’Agenzia delle entrate in 99,4 mld di euro e la possibilità di veder classificato il valore dei crediti fiscali come debito mette a rischio le entrate dello stato. Intanto però si cercano di studiare i contrappesi. Il primo una proroga del termine del 16 marzo 2023 per la cessione dei crediti 2022, poi una soluzione mediata con i tecnici di Eurostat attesi per un secondo round di incontri per febbraio/marzo sulla proposta studiata e portata avanti da Abi e Ance di utilizzare una parte dei 99 mld. l’1% di crediti giacenti nei cassetti fiscali dei contribuenti, compensandolo con gli f24 che il sistema bancario riversa allo stato per i pagamenti delle tasse. Per Eurostat questo meccanismo trasformerebbe in toto il monte crediti classificabile in debito per l’intero e dall’origine e non limitato alla frazione dell’1%. L’alternativa sarebbe dunque trovare le coperture per queste extra cifre. Si ricorda che il superbonus dell’origine ha avuto coperture per una cifra intorno ai 50 mld circa suddiviso in cinque anni. L’utilizzo massiccio, che ha fatto lievitare i crediti fino a trovare una giacenza di quasi 100 mld nei cassetti fiscali, ha rimescolato le carte e le preoccupazioni. Vero è che una quota di queste somme saranno utilizzate per compensare le imposte, ma è anche vero che restano comunque cifre da capogiro per cui trovare le coperture. Un primo rimedio allo studio è quello di prendere tempo. Si sta lavorando per inserire nel primo provvedimento utile, possibilmente il decreto legge mille proroghe un rinvio del termine, al 16 maro 2023, entro il quale i contribuenti con crediti in pancia devono fare la comunicazione di cessione per le somme 2022. Un’impresa ardua considerato che il mercato è immobile. C’è poi un altro scoglio, quello relativo alla responsabilità dei cessionari, anche in quel territorio sono sfumati gli interventi che puntavano a alleggerire la responsabilità in capo a chi compra i crediti. L’Agenzia e la Guardia di finanza hanno finora bloccato 6 mld di crediti anche il quel caso si tratterebbe di trovare le coperture su quelle somme e c’è il tema dei controlli che non possono garantire la certezza matematica che i credito non risulti poi inesistente. “Confermo che siamo al lavoro con il viceministro Maurizio Leo per cercare di mettere a posto una situazione che non deriva da noi», spiega Andrea de Bertoldi (FdI), «quello che c’è deriva dai governi precedenti Il Conte 2 che non ha disposto norme sulla regolarità dei crediti e che ha determinato la resistenza dell’Agenzia sulla responsabilità solidale e il governo Draghi che ha accresciuto le responsabilità che hanno di fatto bloccato il mercato. Stiamo quindi valutando una proroga della data del 16 marzo per non far morire la possibilità di cedere i crediti anche con riferimento alla comunicazione al Gse che arriva generalmente dopo due o tre mesi». Sulla scure del debito di Eurostat, de Bertoldi prova a proporre: «che si trovi un accordo sui debiti in essere magari accettando anche le retroazioni fiscali come parziale copertura anche sulla base dello studio del consiglio nazionale dei commercialisti ha calcolato che le retroazioni da Superbonus (quanto ritorna allo stato di quanto investito) sono pari a oltre il 40%».
Cristina Bartelli, ItaliaOggi