C’è un ordine di scuderia, in parte dichiarato e in parte subliminale. Dimenticate il Covid. E i direttori generali della sanità laziale si adeguano. Restano le mascherine nelle strutture sanitarie e nelle Rsa, ma se anche le campagne vaccinale sono praticamente morte, se anche gli indici (che i bollettini segnalano in modo quasi clandestino) sono in risalita si deve far finta di niente. Provate a chiedere ai manager se sono in grado di rialzare le paratie come il Mose di fronte all’acqua alta in tempo reale in caso di un picco di contagi; la risposta sarà imbarazzata. Le lezioni raramente servono, ci si ricasca. Sarà sempre pronto e in tiro Francesco Vaia, che dal ponte di comando dello Spallanzani non dimentica di controllare la situazione. Ma gli altri sono impegnati in altro, o in una routine che cerca disperatamente di risolvere la questione delle liste d’attesa. I Pronto Soccorso sono intasati per colpa dell’influenza, dicono. Sarà vero? In questo scenario la lista dei buoni e dei cattivi cambia di poco. Ci sono i dg che si danno da fare con una strategia in testa, quelli che si danno fa fare comunque e quelli che non vanno oltre alla ordinaria amministrazione e intanto si guardano intorno per concorrere alla guida di qualche Asl oltre i confini regionali. Mancano pochi mesi alle regionali e se Alessio D’Amato non vincerà saranno dolori per i suoi fedelissimi. Bene comunque Silvia Cavalli, Francesca Milito, Cristina Matranga. E con loro Narciso Mostarda e Giuseppe Quintavalle. Si muove molto (anche sul piano mediatico) Tiziana Frittelli. Un lavoro oscuro ma efficace quello di Cristiano Camponi. Ora tocca a Daniela Donetti misurarsi con il S. Andrea. Ci sono un paio di FF in Asl importanti. Alla Asl Roma 1 e a Viterbo. Sognano la riconferma?
Il Nuovo Quotidiano di Roma e del Lazio