Come in ‘Natale in casa Cupiello’, dove il presepe diventa il simbolo di un mondo ordinato, di una vita che, con i suoi riti quotidiani, scorre nella concordia e nella serenità, i maestri artigiani di San Gregorio Armeno guardano alle prossime festività sognando il ritorno alla ‘normalità’. Con la stessa cura e lo stesso amore con cui il personaggio interpretato da Eduardo De Filippo prepara il suo presepe, nelle botteghe si lavora sui pastori e si allestiscono le bancarelle a Napoli: il prossimo Natale è quello della rinascita anche per loro, dopo una pandemia che ha spento le luci delle botteghe e messo a dura prova l’economia di una delle strade più note al mondo. Nella Napoli degli ultimi due anni, a negare quel simbolo profondo della natalità, non è stato Tommasino con la sua insofferenza, ma un virus che ha stravolto le vite, le abitudini, i riti e le tradizioni. Nel giorno in cui si inaugura la 151esima edizione della storica fiera natalizia, gli artigiani ritrovano una rinnovata fiducia nel futuro. Mentre servono i primi turisti, che anticipano il boom previsto a dicembre, ripensano alle chiusure forzate, alle entrate azzerate, al dramma di una via insolitamente spenta e deserta. Subito dopo l’inizio del lockdown, qualcuno aveva pensato alla vendita online per soddisfare gli ordini provenienti dall’estero e salvare il Natale, ma con scarsi risultati. Nel 2021 alcuni titolari delle botteghe, ormai allo stremo, sono stati tentati di cedere a imprenditori del Nord o stranieri, che pensavano di sfruttare l’enorme flusso di persone che percorrono questa strada per avviare attività diverse. E invece a San Gregorio Armeno oggi si riparte da quei simboli profondi che, come insegna Eduardo, non si devono toccare. Nella stradina che unisce via San Biagio dei Librai con via dei Tribunali sembra non essere cambiato nulla: ci sono i personaggi classici del presepe, le statuine che raffigurano le celebrità della musica, del cinema e dello spettacolo, i campioni del calcio e i simboli della politica, di ieri e di oggi. “Quest’anno vanno tanto la Regina Elisabetta e la premier Meloni”, racconta Vincenzo Capuano, che viene da quattro generazioni di maestri presepiali e oggi è il presidente dell’associazione che rappresenta le botteghe artigiane. “Per noi è la rinascita – dice senza pensarci un attimo – dopo due anni vedere tante gente è già una cosa molto importante, al di là dell’aspetto economico. Ho già degli ordini, quindi la prospettiva è buona”. Per far sì che questo Natale si presenti “con tutti i sentimenti”, come direbbe Eduardo, i titolari delle botteghe chiedono una serie di interventi urgenti. “Sono stato a una riunione per indirizzare i flussi turistici con il Comune – spiega Capuano – che vorrebbe attivare un senso unico in salita, mentre io ho proposto il senso unico alternato, un fine settimana in un verso e il successivo nell’altro, così da accontentare tutti gli artigiani”. C’è poi il problema della sicurezza. “Al Comune ho chiesto la presenza costante dei vigili in piazza San Gaetano e su via San Biagio dei Librai – sottolinea il presidente – e un’ambulanza con attrezzatura medica a bordo, che sosti stabilmente qui, perché ci sono milioni di visitatori e bisogna intervenire subito in caso di difficoltà”.
Il Covid ha insegnato che c’è il rischio di snaturare l’unicità di questa via. Per questo l’assessore comunale al Turismo e alle Attività produttive, Teresa Armato, è al lavoro per garantire “l’unicità della categoria commerciale. Qui potranno aprire solo botteghe che fanno presepi – evidenzia – perché ci teniamo a proteggere la tradizione”. In questa sfida, l’amministrazione avrà il pieno sostegno dei commercianti, che intanto pensano all’apertura di una scuola dell’arte presepiale. Un progetto che guarda in particolare ai giovani e ai ragazzi maggiormente in difficoltà, per tramandare la tradizione, offrire opportunità di lavoro e continuare a difendere questo simbolo di Natale, che resiste a tutto, non solo al “nun me piace” di Tommasino.