È paradossale, le idee, i progetti che escono dalla sanità laziale vengono premiati, segno che qualcosa di buono c’è. Ma sul territorio, nella realtà di sofferenza, di difficoltà dei malati, degli utenti, le cose cambiano poco. Liste d’attesa imbarazzanti, crisi profonda sul piano delle risorse umane e della organizzazione. Adesso assisteremo ad alcuni mesi di sanità drogata per via che siamo entrati in campagna e il principale candidato è l’assessore alla sanità uscente. La giunta non esiste più se non per gli affari correnti, ma in questi affari correnti si può fare molto per guadagnare consensi e per mettere alle corde gli avversari. I manager della sanità laziale vivranno situazioni di difficoltà e di imbarazzo, divisi tra la fedeltà istituzionale, gli interessi personali e quelli di schieramento politico. Comunque andrà a finire ci saranno morti feriti. Poi alla fine dell’inverno ci saranno le rese dei conti, sia che vinca ancora il centro sinistra che il centro destra. Ma non basta fare bene il proprio lavoro, garantire la salute ai cittadini? Certo che no. E da questo punto di vista bisogna dire che i Dg premiati meritano il riconoscimento, e che accanto a loro Daniela Donetti e Marinella D’Innocenzo sono allo stesso livello. Anche Mostarda e Camponi lavorano con intensità. Altri sono alle prese con realtà difficili, come Silvia Cavalli e Fabrizio D’Alba. Per fortuna il Covid ha allentano la presa – forse definitivamente – e l’influenza non fa poi troppa paura.
Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio