(di Tiziano Rapanà) Un grido chiaro si ode da lontano. È l’urlo dell’indignazione di chi vede nella qualità un valore non negoziabile, da difendere con tenacia. So bene di entrare nelle terribili sabbie mobili della retorica. A rischio di sprofondare, voglio dire il mio no chiaro e netto contro il cibo sintetico. Sostengo questa battaglia di civiltà, fortificata da una petizione mondiale per fare sì che possa nascere una legge atta a vietare produzione, uso e commercializzazione del cibo sintetico in Italia. La petizione è stata promossa da Coldiretti e Fondazione Campagna Amica, Filiera Italia e World Farmers Markets Coalition. Sono tanti i sostenitori, i giustamente acrimoniosi a questa turpe visione del mondo. Non sono solo. Anche la Regione Toscana dice no al cibo sintetico. Il presidente Eugenio Giani e la vicepresidente e assessora all’agroalimentare Stefania Saccardi hanno sottoscritto giorni fa la petizione. Con loro, anche il presidente Camera di Commercio di Firenze, Leonardo Bassilichi. “La minaccia del cibo sintetico è reale”, ha affermato il presidente Eugenio Giani, “rappresenta innanzitutto un danno alla salute e alla sicurezza dei cittadini, un danno all’ambiente e un danno ai nostri imprenditori agricoli”. E ancora: “Ci batteremo con tutte le forze per contrastarlo e di questa battaglia la Toscana vuole essere protagonista e lo saremo anche muovendoci insieme alle altre regioni, non solo italiane ma anche europee”.
Per la vicepresidente Stefania Saccardi, la battaglia è sacrosanta perché “a favore della qualità e della sicurezza dei prodotti. La tutela del cibo naturale e delle eccellenze alimentari, dietro le quali ci sono migliaia di lavoratori, passa anche da questa petizione che ribadisce l’importanza di scelte politiche e economiche che tutelano qualità, sostenibilità, filiera corta, piccola e media produzione, quella che caratterizza poi i nostri territori e la nostra regione”. Come ho già detto non solo dalla Toscana, si odono voci di protesta: tutta l’Italia è indignata. Anche in Abruzzo si fa vivo il dissenso. Sono tanti le voci contrarie al cibo sintetico. Tra questo, segnalo la presenza della giornalista e divulgatrice enogastronomica Jennifer Di Vincenzo e le sorelle Angela e Marina de Angelis, proprietarie dell’azienda agricola “DA come una volta”.