Gli effetti del caro-energia si stanno abbattendo come uno tsunami sul terziario toscano. Se nulla cambierà, in maniera sostanziale e in tempi brevi, in Toscana sono a rischio sopravvivenza quasi 7.800 imprese dei settori commercio, turismo e servizi ed oltre 20mila posti di lavoro. È il quadro a tinte fosche dipinto dall’ultimo osservatorio congiuntale sulle imprese del terziario condotto da Format Research per conto di Confcommercio Toscana. I risultati dell’indagine sono stati presentati a Firenze nella conferenza stampa convocata da Confcommercio, a cui hanno partecipato il presidente regionale Aldo Cursano, il direttore generale Franco Marinoni e il presidente di Format Research Pierluigi Ascani.
Secondo lo studio, la crisi delle forniture energetiche in Toscana colpisce 3 imprese del terziario su 4 (il 74%). Il 50% circa di queste ritiene insufficienti le misure prospettate per ridurre l’impatto economico del caro energia, come spegnere le insegne luminose e le apparecchiature non necessarie, regolare il termostato o fare turni di lavoro ridotti per contenere i consumi.
Gli imprenditori, piuttosto, reclamano supporti strutturali per affrontare l’aumento dei costi. Nel frattempo, la loro fiducia nel futuro continua a calare: la fiducia generale su una scala da zero a 100 passa dal precedente “41” a “23”. L’indicatore relativo ai prezzi praticati dai fornitori è pari a “13”, praticamente azzerato. Perfino per le festività natalizie le aspettative sono piuttosto contenute: tutti ritengono che gli affari saranno al rialzo, ma il quadro è ormai troppo compromesso e le imprese sono stremate. Anche perché la situazione dei ricavi in Toscana presenta un dato inferiore rispetto alla media del paese. Così, anche il lieve rialzo natalizio non porterà quel sollievo sperato.
Sul fronte dell’occupazione, se in questi mesi le cose erano un po’ migliorate, la fine dell’anno dovrebbe riportare un lieve peggioramento dell’indicatore, in linea con la tendenza nazionale.
Sul fronte della liquidità, si vede qualche schiarita, ma dopo oltre due anni di crisi, dalla pandemia in poi, sono sempre di più le imprese che faticano a far fronte da sole al proprio fabbisogno finanziario. Crolla anche la richiesta di credito, sebbene il 68% di chi si rivolge alle banche per chiederlo lo ottenga per intero. Del resto, per quanto il 37% circa delle imprese aveva programmato di effettuare investimenti nel corso del 2023, a causa degli aumenti abnormi di materie prime ed energia, almeno un terzo di loro sarà costretta a rinunciarvi.