Gli investimenti nello sport in Africa corrono veloci come le gambe dei più famosi atleti etiopici. E allo sport il mensile Africa e Affari ha dedicato il suo ultimo numero. Maratoneti del calibro di Haile Gebrselassie o Kenenisa Bekele, diventati in patria idoli indiscussi di un popolo a caccia di un sogno, si sono ben presto trasformati in testimonial di quella corrente che intravede nello sport una possibile fonte di sviluppo per il continente. Perché non di soli sogni si può campare, e la passione di un popolo diventa terreno fertile per il business. Ne sanno qualcosa in Camerun. Il governo camerunese, in occasione dell’ultima edizione della Coppa d’Africa che ha ospitato tra gennaio e febbraio, ha investito oltre 520 miliardi di franchi cfa (quasi 800 milioni di euro) non solo per il restyling degli stadi, ma anche per interventi nella carente rete infrastrutturale e per il potenziamento del settore ricettivo. Una scommessa, in un periodo in cui il Paese è dilaniato dalla violenza e da continui attacchi terroristici, e un piano non scevro dalle polemiche, perché a volte la parola investimenti fa il paio con sprechi. Basti pensare che per lo stadio di Yaoundé, intitolato al discusso presidente Paul Biya al potere dal 1982, con 60.000 posti a sedere costati la distruzione di decine di ettari di foresta e coltivazioni, sono stati spesi oltre 300 milioni di euro. Lo sport, d’altro canto, nelle fragilissime democrazie africane, è uno degli strumenti impiegati per esercitare e mantenere il potere. Panem et circenses si direbbe. Ma è anche la gallina dalle uova d’oro, considerati i fiumi di denaro profusi per finanziare i progetti, e le previsioni di spesa galvanizzano politici, burocrati e imprenditori. La sfida futura che si appresta ad affrontare l’Africa verrà giocata sul terreno dei grandi eventi sportivi. Il Ghana il prossimo anno ospiterà i Giochi africani, mentre per il 2025 sono previsti i campionati mondiali di ciclismo su strada in Marocco e Rwanda; manifestazione mai svoltasi nel continente. Altro evento importante i Giochi olimpici giovanili di Dakar del 2026. Proprio il Senegal fa parte del club di Paesi che crede nello sport come volano per lo sviluppo e fattore trainante dell’economia. Tra i progetti più interessanti, nato anche dall’idea di integrare sport e sostenibilità, appare utile menzionare la realizzazione del Dakar Diamniadio Sports City, di un complesso che prevede, oltre a strutture meramente agonistiche, la costruzione di un hotel di lusso, di ristoranti stellati, di residenze per sportivi di alta fascia. Lo sport quindi visto non solo come sacrificio, fatica e sudore, ma anche come forma di divertissement, elegante strumento di relax a uso e consumo di una borghesia medio-alta e di un turismo a caccia di benessere e di qualche emozione. Un modo diverso di esercitare l’agonismo: si direbbe più smart, se non più chic. A Kigali, capitale del Rwanda, nel 2009 è stata inaugurata la Kigali Arena. Si tratta del più grande sito sportivo polivalente al coperto dell’Africa orientale e dal maggio scorso, grazie a un ricchissimo contratto pubblicitario siglato con la Banca di Kigali, la struttura è stata ribattezzata BK Arena. Utilizzata principalmente per le partite di basket e pallavolo, ospita eventi sportivi e concerti e si trova a un passo dallo stadio Amahoro. A realizzarla è stato l’appaltatore internazionale turco Summa. Altro Paese il cui governo sta puntando sulla pratica sportiva per dare impulso alla propria economia è la Costa d’Avorio.
Dal 2019 ad Abidjan sorge il centro Agora di Koumassi. Anche in questo caso, a fare da cornice agli impianti sportivi, un corollario di strutture sociali rivolte a un target composto perlopiù da giovani: ristoranti, alloggi per turisti e residenze per artisti. Alla base del progetto c’è pure l’ambizione di trasformare questo centro sportivo in un centro di formazione per i futuri imprenditori. Un’idea che pare vincente, stando agli annunci del governo che intende realizzare in tutta la Costa d’Avorio altri novanta centri Agora. Il Paese ivoriano si appresta intanto a ospitare la prossima edizione della Coppa d’Africa. In programma inizialmente per il giugno 2023, su raccomandazione dei meteorologi e degli esperti la Federazione calcistica africana ha deciso di fare slittare il torneo a gennaio. Motivo: in Costa d’Avorio a giugno piove troppo. A causa dell’imprevedibilità del meteo e sotto la minaccia dei cambiamenti climatici, alla fine si è deciso di rinviare il calcio di inizio di sette mesi. A convincere i vertici della Caf anche i numerosi video che hanno raccontato di un giugno dal tempo impazzito, con piogge torrenziali che hanno allagato gli stadi, finendo per fare somigliare i campi di calcio a delle enormi piscine a cielo aperto. Troppe incognite hanno quindi pesato sulla possibilità di una sessione estiva della Coppa. “La Can si svolgerà tra gennaio e febbraio 2024», ha dichiarato Patrice Motsepe, presidente della Caf in una conferenza stampa tenutasi a Rabat. «Non abbiamo voluto correre il rischio di giocare la coppa sotto un diluvio. Non sarebbe bello per l’immagine del calcio africano”. Parole che tradiscono una certa perplessità sulla capacità delle strutture ivoriane di fronteggiare improvvise emergenze climatiche.