Separarsi ha un impatto finanziario non indifferente: un divorzio può costare da un minimo di 5 mila euro a un massimo di 60 mila euro per coppia, a seconda del livello di accordo e consensualità nell’iter. Per fronteggiare la situazione è utile pianificare la spesa, in modo da accumulare i risparmi che permettano un’adeguata assistenza legale e la sopravvivenza nel periodo iniziale, raccogliere prove sullo stile di vita e non lasciare la casa coniugale senza consultare un legale.
Lo scenario in Italia. Secondo un’indagine di Moneyfarm (società di gestione del risparmio con approccio digitale) in collaborazione con smileconomy (società indipendente di consulenza in educazione finanziaria), con la consulenza tecnica dell’avvocato familiarista Raffaella Pini di Milano, ogni 5 secondi in Italia una coppia decide di separarsi, un imprevisto che si verifica con sempre maggior frequenza, visto che le separazioni sono aumentate dell’11% tra il 2010 e il 2019, passando da 88.191 a 97.474.
Le separazioni legali sono l’indicatore più affidabile per misurare il livello di instabilità coniugale della Penisola: nonostante le semplificazioni sui divorzi apportate nel 2014, infatti, non tutte le separazioni si trasformano poi in divorzi e in Italia avvengono in media 267 richieste di separazione al giorno. Per fare un confronto, i nuovi matrimoni rimangono comunque più alti, con 504 richieste quotidiane.
A trainare questo trend è stato il Sud Italia, con gli aumenti maggiori in Calabria (+66%), Abruzzo (+45%) e Molise (+34%). Si è assistito a tendenze al ribasso, invece, nel Lazio (-9%), Friuli Venezia Giulia (-7%) e Liguria (-1%). Contrariamente all’opinione popolare secondo cui i lockdown dovuti al Covid-19 avrebbero innescato numerose crisi coniugali, nel 2020 le richieste di separazione sono in realtà diminuite del 18% anche a causa del blocco delle attività amministrative.
Dalla ricerca risulta anche un picco di divorzi nel 2015 e 2016 dopo la riforma del 2014 (+89%), ma una volta esauritasi la spinta propulsiva della nuova normativa, hanno cominciato a calare a partire dal 2017 e nel 2019 sono scesi del 14% rispetto al picco post-riforma, attestandosi a 85.549. Come nel caso delle separazioni, anche le richieste di divorzio sono diminuite nel 2020 con la pandemia, segnando un -22%, per un totale di 66.662 richieste.
I tempi, i modi e i costi per separarsi e per divorziare. C’è da tenere presente che le separazioni possono avvenire in modo consensuale o giudiziale, con notevoli differenze in termini di tempistiche e di costi: nel caso giudiziale, la coppia non riesce a trovare un accordo o un consenso sulla separazione, e quindi uno dei due coniugi citerà l’altro in giudizio. Gli argomenti tipici sui quali bisogna trovarsi in accordo sono l’assegno di mantenimento, l’affidamento dei figli e il loro collocamento, nonché altri aspetti patrimoniali e occorre inoltre considerare i costi legali legati ad avvocati e alle spese processuali.
In Italia, l’85% delle separazioni avvenute nel 2020 sono state consensuali. In questo caso, i tempi sono solitamente rapidi, con le pratiche che si risolvono nel giro di 3 mesi, e addirittura in soli 5 giorni lavorativi se ci si affida allo strumento della negoziazione assistita prevista dall’ordinamento italiano. In questo modo, i costi per separarsi tramite negoziazione assistita sono abbastanza trascurabili: si tratta di pagare oneri fissi e bolli per una cifra che si aggira attorno a qualche decina di euro. Nel caso invece sia previsto il supporto di un avvocato, le cifre possono oscillare tra mille e 3 mila euro.
La situazione è diversa invece per chi non riesce a trovare un accordo consensuale: è il caso del 15% delle richieste avanzate nel 2020. Per chi fa ricorso a un giudice, i tempi si allungano: ci vogliono, in media, tra i 2 e i 4 anni, ma non sono esclusi prolungamenti fino a 7-8 anni in base alla complessità del caso. Di conseguenza, anche i costi aumentano con spese che vanno da 3 mila a 10 mila euro.
Per legge, il divorzio può avvenire una volta trascorsi 6 mesi da una separazione consensuale o 12 mesi da una separazione giudiziale, che decorrono dalla prima udienza di separazione in tribunale (la cosiddetta udienza presidenziale). In questo caso, oltre ai costi già sostenuti per la separazione (ovvero tra i mille e i 10 mila euro a coniuge), se ne aggiungono altri.
Nel 2020, il 72% dei divorzi è stato consensuale. Questa procedura permette, come con la separazione, di sbrigare le pratiche in 3 mesi attraverso il tribunale o 5 giorni lavorativi con la negoziazione assistita. Le spese si aggirano tra 1.500 e 3 mila euro per ciascun coniuge. Se si ricorre al procedimento giudiziale, i tempi si protraggono oltre i due anni in funzione della litigiosità. La complessità del caso incide anche in maniera gravosa sui costi: l’esborso va dai 3 mila fino ai 20 mila per coniuge. Il prezzo più alto, però, si paga in caso di disaccordo totale: non solo la causa complessiva (separazione e divorzio) potrebbe arrivare a 10 anni, ma le spese potrebbero aumentare di ulteriori 5-7 mila euro per perizie e investigatori privati.
Considerando quindi i costi sostenuti, la separazione e il successivo divorzio possono costare da 5 mila euro (il minimo se si opta per la via consensuale senza la negoziazione assistita) a un massimo di 60 mila euro a coppia.
I dati relativi al 2020 forniscono informazioni anche per quanto riguarda le seconde e le terze nozze: 25.435 divorziati si sono infatti risposati; nel 62% dei casi, si tratta di neo-divorziati sposati con chi, invece, era alle prime nozze; il 32% riguarda divorziati e divorziate risposatesi tra loro e il restante 6% sono divorziati risposati con persone rimaste vedove. Dai dati emerge, inoltre, che gli uomini divorziati si risposano con maggior frequenza dopo i 60 anni, mentre le donne tra i 50 e i 54 anni.
I consigli. Il primo suggerimento è programmare. Separazioni e divorzi vanno programmati con un po’ di anticipo, soprattutto se si tratta di un soggetto con un reddito esiguo (mentre chi è privo di reddito potrà avvalersi del beneficio del gratuito patrocinio, a spese dello Stato).
La programmazione sarà utile per accumulare i risparmi che permettano un’adeguata assistenza legale e la sopravvivenza nel periodo iniziale della frattura coniugale (quello di maggior conflitto), quando di norma la parte economicamente più forte utilizza il proprio potere economico come mezzo di pressione per costringere l’altra parte a chiudere accordi meno convenienti.
È molto importante poi non lasciare la casa coniugale prima di aver consultato un legale: infatti, spesso, il semplice allontanamento dalla dimora coniugale preclude la possibilità di farvi ritorno e la perdita del diritto di continuare a viverci (in presenza di determinati presupposti).
È poi fondamentale nel procedimento di separazione giudiziale la prova del tenore di vita goduto dalla coppia (o dalla famiglia): si consiglia, quindi, la raccolta preventiva di prove relative allo stile di vita mediante la conservazione dei giustificativi di spesa, quali vacanze, cene fuori, frequentazione di sport o hobby più o meno costosi, e così via.
Infine, per chi è stato tradito, è utile raccogliere e conservare le prove della scoperta dell’infedeltà. In tal modo si risparmierà almeno il costo dell’investigatore privato, altrimenti necessario. Per chi ha tradito, le cose cambiano se vi siano o meno evidenze del tradimento fino alla prima udienza della separazione, quando sarà il giudice ad autorizzare la parti a vivere separate e, quindi, a poter iniziare a condurre vite autonome senza l’obbligo reciproco di fedeltà. Prima di allora, essere scoperti potrebbe essere causa di addebito della separazione, con conseguenze sull’assetto economico dell’accordo.
Le spese per sposarsi. Se si esaminano invece i costi per sposarsi, secondo quanto emerso da uno studio effettuato dall’OnF (Osservatorio nazionale Federconsumatori) nel 2021 il costo totale di un matrimonio con 100 invitati poteva oscillare tra un minimo di 30.625 euro (-18% rispetto al 2019) e un massimo di 70.266,50 euro (+10% rispetto al 2019). La voce che pesa di più sull’importo finale, circa il 40%, è costituita dal pranzo o cena, dalla location e dalla musica, cui seguono il look degli sposi (17%) e il viaggio di nozze (17%); le foto e i video pesano per il 7%, gli addobbi per il 6%, cui si aggiungono altre spese varie (13%).
Irene Greguoli Venini, ItaliaOggi Sette