Le donne rappresentano il 43% della forza lavoro, ma devono aspettare dieci anni per la parità nel mondo del lavoro, centocinquanta per arrivare ai vertici. E’ quanto si legge nella la ricerca “Fare dell’Italia un Paese (anche) per donne: percorsi verso il successo” di Bain & Company presentata nei giorni scorsi al “Wab Forum 2022. Women Journeys”. Secondo l’analisi realizzata intervistando più di 20 aziende italiane, per un totale di oltre 500.000 dipendenti e 200 miliardi di euro di fatturato, in Italia, le donne lavoratrici – che continuano ad avere un ruolo centrale nella vita famigliare – sono più stressate rispetto agli uomini (+15%) e alla media femminile globale (+7%), collocandosi agli ultimi posti, insieme a Brasile e Giappone. L’analisi evidenzia come la disparità di genere sia frutto di un susseguirsi di eventi legati ai cinque momenti critici della vita femminile: infanzia, istruzione, ingresso nel mondo del lavoro, maternità e leadership. Tutte le migliori aziende italiane ritengono cruciale – anche se in misura diversa a seconda dei settori – per poter favorire l’accesso delle donne al mondo del lavoro, intervenire in modo incisivo già all’interno delle scuole e prevedono, infatti, di investire ulteriormente in questo tipo di iniziative. “Un’azienda su quattro vede un rischio di deprioritizzazione di queste tematiche nei prossimi mesi. E non ce lo possiamo permettere: bisogna continuare ad investire in questo ambito per colmare il più velocemente possibile i gap”, hanno spiegato Roberto Prioreschi, Semea Regional Managing Partner e Pierluigi Serlenga, Managing Partner Italia, di Bain & Company.Per questo motivo, ad esempio, “da luglio abbiamo cambiato la policy Bain a supporto dei genitori nelle diverse fasi legate all’arrivo e alla crescita di ogni bambino. Cinque mesi di parental leave, per tutte le seniority, tutti i ruoli aziendali e per tutte le famiglie – senza dover rinunciare allo stipendio che viene integrato dall’azienda”, aggiungono. “Perché la rivoluzione culturale possa accadere, il management tutto deve essere attivo e coinvolto nella costruzione, valorizzazione e celebrazione del talento “diverso” a partire da quello femminile, che non è, e non deve essere, una minoranza. E’ un processo organicamente molto lungo, che va accelerato attraverso strumenti organizzativi ma soprattutto che passa attraverso la creazione di un ambiente di lavoro inclusivo su cultura, linguaggio e formazione e che favorisca la diversità e la creatività diffusa”, per Claudia D’Arpizio, Chief Diversity Officer in Italia e membro del Global Dei Council di Bain & Company. Per Valeria Sterpos, Partner di Bain & Company ed Emea Wab Leader “anche da questo confronto è emerso come, nei momenti cruciali della vita, le donne debbano beneficiare del supporto necessario per poter vivere a pieno le proprie scelte. Due sono le priorità per le donne italiane, nella scelta del proprio lavoro: flessibilità e inclusione. E le aziende devono tenere in considerazione questi due elementi per attrarre e mantenere i talenti femminili Made in Italy”.