(di Tiziano Rapanà) Annie Ernaux ha vinto il Premio Nobel per la letteratura. Scrittori e appassionati festeggiano la loro eletta, felici del raggiungimento dell’eminente traguardo. Nulla da dire, sull’autrice francese che ha tanto pubblicato negli anni. Checché se ne dica la scelta è un po’ prevedibile, usuale, si percorre lo stesso sentiero di sempre. È narrativa di altissimo livello, ma è pur sempre narrativa. La letteratura, miei cari, è un’altra cosa: è lo sconfinamento del senso, è il significante che domina il significato. Bella cosa lo storytelling, ma pretendo da italiano il Nobel anche per la brava Sveva Casati Modigliani. Viva Ernaux comunque, seppure con riserva. Faccio una proposta, per l’anno prossimo. Vorrei vedere Massimiliano Parente come futuro premio Nobel della letteratura. Qualcuno potrebbe vederla come una provocazione. Il nome divide, soprattutto le femministe, lo scrittore non fa nulla per farsi amare. Vuole essere controverso e ci riesce. Potete dire quello che volete, ma è bravo nel senso di notevole. Non è scolastico né didascalico, è altro dall’ovvietà della letteratura nostrana. È il jolly perfetto, la personificazione in carne e ossa di Serafino Bollletta (ovvero lo stralunato inventore personificato da Totò che riceve il Nobel in un simpatico telefilm), lo show puro. A Stoccolma già me lo immagino travestito da Batman a fare un discorso sull’importanza della scienza. Annie Ernaux è talentuosa, ma la sua vittoria era attesa. Io amo l’imprevisto, l’insolito. Eppoi Parente è un signor scrittore: comprate la Trilogia dell’inumano e mi darete ragione. Non ho altro da aggiungere. Scrivetemi, se avete nomi insoliti da proporre per il premio Nobel 2023. Sono curioso di leggere le vostre proposte.