Se ne parla da mesi. E da mesi si annunciano passi avanti, mediazioni possibili e frenate impreviste. Ma la sostanza, a oggi, è che il tetto Ue al prezzo del gas non c’è e difficilmente ci sarà. La proposta, avanzata prima dell’estate da Mario Draghi, è stata depotenziata dai veti incrociati e anche dal passare del tempo, che ha reso una misura potenzialmente dirompente un rimedio talmente parziale da rischiare di diventare irrilevante.
Cosa è successo nel frattempo? Si è compreso che un tetto al prezzo del solo gas russo, con la consistente riduzione della dipendenza dalle forniture da Mosca, avrebbe poco senso. Non solo. E’ diventata sempre più palese l’opposizione a un tetto generalizzato al prezzo del gas, misura che avrebbe un impatto significativo ma che ridurrebbe, e non poco, il guadagno di diversi Paesi europei, dalla Norvegia che ne produce tanto all’Olanda che ospita, ad Amsterdam, una Borsa che avrebbe visto ridimensionarsi il suo peso e le commissioni che la alimentano.
Anche le parole di oggi della presidente della Commissione Ue, Ursula Von der Leyen, che fino a ieri ha sostenuto e più volte annunciato la svolta, sono un segnale chiaro. La premessa è sempre la stessa. La Russia “continua a manipolare attivamente il nostro mercato dell’energia. Preferiscono bruciare il gas, piuttosto che consegnarlo: questo mercato non funziona più”. A cambiare sono invece i rimedi da mettere in campo per contrastare questa distorsione. E anche i tempi con cui gli interventi saranno efficaci.
L’Ue “svilupperà con gli Stati membri una serie di misure che tengano conto della specifica natura dei nostri rapporti con i fornitori” di gas, da “fornitori inaffidabili come la Russia ad amici come la Norvegia. Ho concordato con il primo ministro norvegese di creare una task force” per abbassare i prezzi del gas. Si procederà poi a una riforma strutturale. “L’attuale struttura del mercato elettrico non rende più giustizia ai consumatori, che dovrebbero ricavare benefici dalle rinnovabili. Pertanto, dobbiamo disaccoppiare l’influenza dominante del gas e il prezzo dell’elettricità. Per questo faremo una riforma profonda e complessiva del mercato dell’elettricità”.
Se un tetto ci sarà, sarà sugli extraprofitti e non sul prezzo. “Proponiamo un tetto ai ricavi delle compagnie che producono elettricità a basso costo”. Il tetto ai ricavi dovrebbe generare “oltre 140 mld di euro per gli Stati membri, per attutire direttamente il colpo. E poiché siamo in una crisi da combustibili fossili, anche l’industria delle fonti fossili ha doveri speciali. Le grandi compagnie petrolifere, del gas e del carbone stanno realizzando enormi profitti. Quindi devono pagare una quota equa. Devono dare un contributo in tempi di crisi”. Poi, ci sono i risparmi. Il taglio dei consumi di energia coincideranno con i sacrifici richiesti alle imprese, ai lavoratori e alle famiglie europee. Tanto che c’è spazio anche per un elogio inaspettato. “Gli operai delle fabbriche di ceramica dell’Italia centrale hanno deciso di spostare i loro turni di lavoro al mattino presto, per beneficiare dei prezzi più bassi dell’energia. Immaginate i genitori che devono uscire di casa presto, quando i bambini dormono ancora, a causa di una guerra che non hanno scelto. Questo è un esempio su un milione di europei che si adattano a questa nuova realtà”.
Tutte misure ragionevoli ma il tetto al prezzo del gas si allontana. Forse definitivamente. La sintesi del leader della Lega, Matteo Salvini, è efficace. “Credo che per interessi contrapposti non ci sarà, qualcuno ci sta guadagnando, Italia e Germania sono i paesi che ci perdono di più. Non penso che arriverà, sono pronto a scommettere”. La stessa preoccupazione, da un punto di vista diverso, è condivisa in casa Pd. “Dobbiamo riconoscere che servirà nell’immediato futuro più coraggio, specie sul tetto del costo del gas. E’ evidente che sfiduciare il Governo e correre follemente verso il voto ha indebolito queste proposte. Gli italiani sapranno scegliere tra responsabili e avventurieri”, scrive su Facebook l’eurodeputata e vicepresidente del Parlamento europeo Pina Picierno.
Fabio Insegna, Adnkronos