Durante la fecondazione, una proteina chiamata Maia, in onore della dea greca della maternità, sembra giocare un ruolo fondamentale nella capacità degli spermatozoi di fondersi con l’ovocita femminile. A scoprirlo uno studio, pubblicato sulla rivista Science Advances, condotto dagli scienziati dell’Università di Sheffield, che hanno realizzato uova artificiali per indagare le dinamiche del concepimento. Il team, guidato da Harry Moore, ha esaminato alcuni dei meccanismi alla base della fecondazione, scoprendo che la proteina Maia sembra attirare i gameti maschili nel citoplasma dell’uovo e completare la fecondazione. In oltre la metà delle persone che non riescono a concepire naturalmente, commentano gli autori, l’infertilità non è associata a una causa nota. Questi risultati potrebbero migliorare lo sviluppo di trattamenti per il concepimento e di nuovi contraccettivi. Stando a quanto emerge dall’indagine, il gene che codifica per la proteina Maia potrebbe rendere gli ovociti più recettivi alle cellule spermatiche.“Quello che sappiamo sulla fertilità negli esseri umani – dichiara Moore – è stato fortemente limitato da preoccupazioni etiche e dalla mancanza di cellule uovo per la ricerca. La tecnica di fecondazione artificiale che ci ha permesso di identificare la proteina Maia sarà utile per comprendere i meccanismi della fertilità e allo stesso tempo potrebbe rivoluzionare la progettazione di futuri contraccettivi”. “Questa scoperta – conclude Allan Pacey, dell’Università di Sheffield – rappresenta un importante passo avanti nel modo in cui comprendiamo il processo della fecondazione umana”.