Sul fronte dell’export, le imprese italiane hanno reagito bene e tempestivamente alla pandemia e allo scoppio della guerra in Ucraina, facendo registrare tassi di crescita più sostenuti di altre grandi economie comparabili. E’ un segnale incoraggiante quello che arriva dal XXXVI Rapporto Ice sul commercio estero, presentato a Napoli. Nonostante il Covid, che ha accelerato alcuni trend già in atto, come la digitalizzazione e lo spostamento della domanda verso l’Asia, e il conflitto russo-ucraino, che produce incertezza, spinge in alto l’inflazione e genera ulteriori tensioni nelle catene globali del valore, l’export italiano continua ad attestarsi in territorio positivo. Se alla fine del 2021 l’Italia aveva superato del 7,5% i livelli pre-Covid, con una crescita del 18,2% sul 2020, nei primi sei mesi del 2022 si registra un’ulteriore crescita tendenziale del 22,4% sullo stesso periodo del 2021. In questo quadro, l’Agenzia per la promozione e l’internazionalizzazione delle imprese italiane all’estero segnala come l’inflazione sia tornata a essere una variabile in grado di condizionare l’evoluzione dell’economia globale. La componente prezzo incide infatti per circa il 20% sul +22,4% delle nostre esportazioni nel primo semestre dell’anno in corso.Dal rapporto emerge come il prezzo delle materie prime energetiche contribuisca al forte rialzo del valore delle importazioni e si rifletta sul deterioramento dell’avanzo commerciale. In ogni caso, la crescita dell’export coinvolge tutti i settori, dai prodotti alimentari e bevande (+18,8% sul 2021 e +31,2% sul 2019) al comparto dei metalli (+29,2% sul 2021 e +44,5% sul 2019), passando per i prodotti chimici e gli apparecchi elettrici. E’ la Turchia il mercato che fa registrare la crescita maggiore nel 202, con un +38,5% rispetto al 2021, seguita da Belgio, Usa e Spagna. Solo per la Russia, a seguito della guerra, si registra una flessione del 17,6%. “Dato il valore dell’export verso la Russia – sottolinea il presidente di Ice, Carlo Ferro – se proseguissimo con questa flessione, che dallo scoppio del conflitto è di circa un terzo dell’export verso la Russia, alla fine perderemmo meno di un punto percentuale di export complessivo del Paese. Forse c’è una percezione di peso del rapporto commerciale con la Federazione Russa che non è totalmente corretta”. In generale, Ferro parla di “dati confortanti”, nonostante la componente inflattiva, che “riflette il grande problema che dev’essere affrontato oggi, quello della disponibilità e dei prezzi delle materie energetiche”. Il direttore delle Statistiche economiche dell’Istat, Fabio Rapiti, fa notare che, dopo la forte ripresa del 2021 e cinque mesi di crescita nel 2022, “a giugno si registra un calo congiunturale sia verso i paesi Ue che verso i mercati extra Ue. Ma in complesso – prosegue – nel secondo trimestre 2022 la dinamica congiunturale e su base annua si conferma tuttavia positiva, sebbene in decelerazione”.