Con una sovvenzione di 45 milioni di dollari dal National Institutes of Health e dal National Institute on Aging, l’ Alzheimer’s Disease Cooperative Study (Adcs) presso l’Università della California di San Diego, in collaborazione con il Burke Neurological Institute (Bni) e il Columbia University Irving Medical Center, lancerà uno studio clinico a livello nazionale per indagare ulteriormente sul potenziale terapeutico della benfotiamina, una versione sintetica della tiamina (B1), come approccio al trattamento metabolico dell’Alzheimer. Lo studio fa avanzare la missione dell’Adcs di sviluppare e testare terapie a beneficio delle persone a rischio o che manifestano i sintomi del morbo di Alzheimer (Ad). L’Adcs coordinerà lo studio multicentrico per valutare se alte dosi di benfotiamina avvantaggiano le persone con lieve Ad o lieve deterioramento cognitivo dovuto ad Ad (Mci). Lo studio affronta la carenza tissutale delle vie metaboliche regolate dalla tiamina legate all’Ad. Il lavoro precedente del co-investigatore principale Gary E. Gibson, professore di neuroscienze al Brain and Mind Research Institute, parte di Weill Cornell Medicine, ha scoperto che una riduzione del metabolismo del glucosio è collegata a questa carenza nei processi dipendenti dalla tiamina. Utilizzando più modelli sperimentali, Gibson e altri hanno dimostrato che l’aumento della tiamina a livelli molto alti utilizzando l’integrazione di benfotiamina sembrava essere protettivo contro i sintomi simili all’Alzheimer. Per lo studio, l’Adcs arruolerà circa 400 pazienti in un massimo di 50 siti di studi clinici con sede negli Stati Uniti, a partire dall’inizio del 2023. Lo studio sulla benfotiamina monitorerà i partecipanti per 18 mesi, utilizzando diverse misure, inclusi test cognitivi e marcatori del sangue che segnalano lo stato e la progressione di Ad e Mci. “Al Burke Neurological Institute, studiamo gli effetti della tiamina sulle malattie neurodegenerative da oltre 40 anni – ha affermato Gibson – questa importante sovvenzione ci consentirà di testare il trattamento con centinaia di malati di Alzheimer negli Stati Uniti”.