Nonostante il provvedimento che prevede lo stop alla vendita di auto a benzina a partire dal 2035, la rete spinge ancora per automobili alimentate a benzina. È quanto emerge da una ricerca di SocialCom che, con l’ausilio della piattaforma Blogmeter, ha realizzato una ricerca sul tema nel periodo che va dall’1 giugno al 12 luglio. In particolare, gli utenti sostengono che le auto ad alimentazione elettrica continuino ad avere troppe criticità, come la durata della batteria, la mancanza di infrastrutture adeguate per la ricarica e le prestazioni, ancora al di sotto rispetto alle automobili alimentate con combustibili fossili. Dalle conversazioni analizzate emerge come gli utenti ritengano doverosa l’attenzione verso le tematiche ambientali, ma considerino al tempo stesso troppo penalizzante una simile imposizione, soprattutto per tutta una fascia di popolazione che avrebbe tante difficoltà a sostenere questo passaggio senza un reale incentivo da parte dello Stato. Nel dettaglio, l’auto a benzina è ancora la ‘protagonista’ della rete e riesce a generare il maggior numero di engagement sul tema (1,1M), seguita dalle auto elettriche e dalle auto a diesel. Relativamente al sentiment degli utenti, le auto a diesel sono quelle che registrano il peggior dato (53,6% negativo), mentre sono proprio le auto elettriche a registrare il tasso maggiore di sentiment positivo (42,14%). Il picco delle conversazioni, nel periodo di riferimento, si è avuto lo scorso 9 giugno, giorno in cui l’Europarlamento ha votato lo stop alla vendita di auto a benzina e diesel entro il 2035. Segno che gli utenti hanno utilizzato la rete per esprimere la propria opinione. “È paradossale che ancora oggi gli italiani spingano per le auto a benzina e diesel”, spiega Valentina De Paolis, amministratore delegato di Iwr. “Il nostro Paese sconta un ritardo soprattutto culturale a riguardo. Tuttavia, serve un bagno di realismo e capire che benzina e diesel sono fonti energetiche destinate a esaurirsi. Il settore dell’automotive dovrà affrontare un lungo periodo di transizione, che dovrà essere accompagnato, come i dati della ricerca dimostrano, da una grande lavoro di cambiamento culturale da parte delle Istituzioni”.