La medicina generale ha un urgente bisogno di essere riorganizzata e la Fimmg del Veneto chiede che venga fatto a partire da una sua proposta, che sarà presto formalizzata alla Regione. A presentare la proposta è il segretario Fimmg Veneto Maurizio Scassola, in occasione dell’assemblea delle federazione di Venezia a Mestre, trasformata in un’assemblea di portata più vasta con la presenza del segretario nazionale Silvestro Scotti, dopo la rottura tra sindacato e Regione dovuta alle novità introdotte da quest’ultima. “Speriamo che questa nostra proposta sia l’occasione per riallacciare i rapporti”, spiega Scassola, che alla Regione chiede prima di tutto di “fermarsi ad analizzare la situazione”, invece di “rincorrere sempre le continue emergenze”. Per risolvere le problematiche attuali, infatti, serve una visione che dia un orizzonte alla medicina generale, e che consenta di sviluppare un modello flessibile e non rigido, che si possa poi adattare, garantendo gli standard prefissi, alle necessità del territorio, si spiega. La proposta della Fimmg del Veneto prevede un modello basato su tre livelli. Il primo è costituito da forme organizzative monoprofessionali (Aggregazioni funzionali territoriali – Aft) e multiprofessionali, che coinvolgono almeno cinque medici di medicina generale e offrono assistenza per 12 ore continuative almeno cinque giorni alla settimana. La Regione dal canto suo dovrebbe provvedere al personale amministrativo. “Non chiediamo un call center, ma personale che si professionalizzi e che offra una assistenza efficace”, spiega Scassola. Il secondo livello è costituito dalle medicine di gruppo integrate, che coinvolgono almeno 10 medici e offrono 12 ore continuative di assistenza per sette giorni a settimana. Anche in questo caso la Regione dovrebbe provvedere con un finanziamento per il personale amministrativo, ma anche per la dotazione strumentale di primo livello e la diagnostica di primo livello di chimica clinica. Si tratta in sostanza delle medicine di gruppo già previste dalla Regione Veneto, che però al momento coinvolgono solo il 22% dei medici di medicina generale, dato che il progetto non si è potuto sviluppare perché la Corte dei conti è intervenuta definendo illegittimo il loro finanziamento. Il terzo livello è costituito dalle case di comunità, strutture previste dal Pnrr, che dovranno quindi essere realizzate entro il 2026 per non perdere i finanziamenti. “Sulla scelta dei luoghi e delle strutture non abbiamo avuto alcuna interlocuzione con la Regione, si sono presi le loro responsabilità e va bene. Ma sull’organizzazione la palla passa a noi”, afferma il segretario Fimmg Veneto paventando il rischio che senza adeguati finanziamenti, che in questo caso dovrebbero essere nazionali e che per il Veneto ammonterebbero a circa “tre miliardi l’anno”, il rischio è che “rimangano scatole vuote”. Questo modello organizzativo proposto dalla Fimmg vuole quindi essere un suggerimento per la Regione, una base da cui partire per provare ad affrontare le numerose problematiche che al momento stanno esplodendo nel campo della medicina generale, ed in particolare la mancanza di medici che costringe ad aumentare il numero di assistiti e la scopertura delle aree più difficili del territorio. Criticità che sono destinate a peggiorare dal momento che, secondo i calcoli del sindacato, le zone carenti in Veneto sono già oggi 625, gli incarichi di continuità assistenziale vacanti sono 537, e di qui al 2024 andranno in pensione 355 medici di medicina generale, che rischiano di non essere sostituiti considerando che, senza una riorganizzazione, il mestiere del medico di medicina generale è poco appettibile e i giovani medici tendono sempre più a scegliere altri percorsi professionali più remunerativi. La speranza della Fimmg Veneto è quindi ora quella di poter avviare un percorso con la Regione teso a riorganizzare la medicina generale, arrivando ad un modello declinabile sui territori ed esportabile poi in altre Regioni, magari anche a livello nazionale.