Con la guerra in Ucraina molti prodotti alimentari hanno segnato incrementi “a dir poco allarmanti”. Lo segnalano le associazioni dei consumatori, che hanno elaborato i dati Istat per stilare la classifica di alimenti e bevande che in aprile hanno registrato i maggiori rincari annui.
“L’inflazione per questi beni è letteralmente decollata -afferma l’Unione Nazionale Consumatori – con un rialzo mensile dell’1,5%, salendo dal 5,8% di marzo al 6,7%. Tradotto in termini di aumento del costo della vita significa, per una coppia con due figli, una spesa aggiuntiva annua pari a 502 euro solo per mangiare e bere, per una coppia con 1 figlio la stangata per cibo e bevande è pari a 451 euro, 549 euro per una coppia con 3 figli, 373 per una famiglia tipo”.Il record dei rincari spetta all’olio diverso da quello di oliva che esplode del 63,5%; al secondo posto della top 20 la farina che vola del 17,2% su aprile 2021 (medaglia d’argento anche su marzo 2022, con +5,9%). Sul gradino più basso del podio il burro che sale del 15,7% in un anno. Al quarto posto la pasta (fresca, secca e preparati di pasta), che si impenna del 14,1%. Seguono il pollame che svetta del 12,2%, i vegetali freschi diversi da patate e altri tuberi (+12%), al settimo posto i frutti di mare freschi (+10,2%). Preoccupante, in vista della prossime estate – prosegue l’Unc – il caso gelati. Nonostante la domanda non sia certo decollata, il rialzo è già del 9,5%. Chiudono la top ten le uova (+9,3%) e i succhi di frutta e verdura (+8,9%). Nella top 20, in 11° posizione, il pane (fresco e confezionato) con +8,4%, seguito da frutta fresca (+7,8%), pesce fresco, margarina e patatine fritte (tutte e 3 a +7,7%) al 3° posto per la variazione congiunturale (+5,2%).
La carne più rincarata, in 14° posizione, quella di wurstel, carne macinata e salsicce, che aumenta del 7,3%, poi Latte conservato (+7,1%), carne ovina e caprina (+6,9%), per via della Pasqua. In 17° posizione il riso (+6,6%). Seguono olio di oliva e acque minerali (ambedue a +6,1%). In 19° posizione conserve di frutta e prodotti a base di frutta con un incremento del 5,9%, mentre chiude la top 20 lo zucchero con +5,7%.
Considerando, però, la spesa di una famiglia tipo, la classifica cambia totalmente. Al 1° posto della top ten i Vegetali freschi che pur con un’inflazione “solo” del 12%, costano 52 euro e 80 cent in più su base annua. Al 2° posto la frutta fresca, in 12° posizione quanto a crescita dei prezzi, ma con un aggravio pari a 34,80 euro, al 3° posto il pollame, +28,70 euro nei dodici mesi. Appena fuori dal podio il pane, +22 euro, seguito a ruota dalla pasta (+20,70 euro) e dal pesce fresco (+16,30 euro). Solo in 7° posizione il vincitore dell’altra classifica, l’olio diverso da quello di oliva, con +14,90 euro. Segue l’acqua minerale (+9,20 euro) e la farina (+7,40 euro). Chiude la top ten l’olio di oliva, +7,30 euro. Questi soli dieci prodotti determinano una stangata annua pari a 214,10 euro.Assoutenti calcola che l’olio di semi di girasole in soli due mesi, tra gennaio e marzo 2022, ha fatto registrare aumenti di prezzo superiori al 40% a Verona e Lodi, tra il 20% e il 25% a Mantova, Cremona, Sassari, Novara e Vercelli e tra il +10% e il 20% in ben 19 province italiane. Ma a crescere a ritmi sostenuti sono anche i listini della pasta: a Messina in soli due mesi è aumentata del +13%, a Venezia del +11%, e in generale ben 12 città registrano per tale prodotto incrementi superiori addirittura al tasso annuo di inflazione. Va male anche sul fronte del pane: a Cremona tra gennaio e marzo il prezzo al chilo aumenta del +12,2%, a Cosenza del +8,7%, e incrementi superiori al 6% si registrano a Terni, Belluno, Lecco, Lodi. “A inizio conflitto avevamo denunciato il rischio di rincari proprio per quei prodotti realizzati con materie prime di cui Russia e Ucraina sono principali esportatori – afferma il presidente di Assoutenti, Furio Truzzi – I numeri ufficiali ci danno oggi ragione: al di là dei record registrati da alcune province, gli aumenti dei prezzi di pane, pasta e olio di semi sono generalizzati e interessano tutte le città, e a fine anno avranno un impatto pesante sui bilanci delle famiglie, essendo beni primari di cui i cittadini non possono fare a meno. In tale contesto, il rischio di speculazioni sulla pelle dei consumatori è elevatissimo: per tale motivo invieremo il nostro report a Mr Prezzi, affinché indaghi sugli aumenti spropositati dei listini che in soli due mesi si sono abbattuti sulle famiglie”.