(di Tiziano Rapanà) Si straparla sui giornali sull’affaire Lopez e Affleck come se i problemi del mondo fossero questi. Ma, oggi più che mai, è lecito svoltare per l’autostrada del pettegolezzo: ci serve leggerezza. E di certo non si può fare una questione di stato per un pettegolezzo basato su un retroscena – vero o presunto, non lo so – riguardo il contratto prematrimoniale dei due dividi Hollywood. L’accordo prevede, tra i vari obblighi, quello di darsi alla copulazione almeno quattro volte alla settimana. I rumors non specificano se prima o dopo i pasti, poco importa. Le faccende di natura carnale diventano, così, mero obbligo, compito a casa da svolgere nel migliore dei modi. Qui, ed è fin troppo facile citare Freud, si va davvero al di là del principio del piacere, lo si supera neutralizzandolo. Tutto questo, si vocifera, per evitare lo spiacevole inconveniente dell’adulterio. Meglio prevenire, dunque, alla faccia di Lawrence e de Sade. Pianifichiamo i piaceri per evitarci i dispiaceri, che strana idea. Il pensiero di un’innamoramento di un’esistenza in castità non è contemplato, eppure ci si può stufare di fare quella cosa là. Il dovere poi non è mai un diletto, soprattutto se normato da un contratto. Cari divi, non vi sposate, negatevi ai contratti, al pettegolezzo, o all’analisi perpetua delle vostre azioni. Ben Affleck e Jennifer Lopez sono al centro del dibattito per queste quisquilie di natura familiare ed è poca cosa per dei tenutari di un talento, non più luminoso come un tempo, ma ancora capace di costruire qualcosa di interessante.