Guerra, pandemia, tsunami di dati dovuto all’esplosione del digitale e ancora un’economia senza punti di equilibrio stabili: ci sono poche risposte a questo vortice di elementi che creano stress nella società. Ma c’è una risposta, in particolare, che può contribuire a risolverli tutti insieme ed è l’Intelligenza artificiale (Ia). E’ la visione di Mario Rasetti, professore emerito di Fisica teorica al Politecnico di Torino e soprattutto autorità riconosciuta nella scienza dei big data, che ha partecipato ieri alla giornata conclusiva degli Stati Generali 2022 dell’Intelligenza Artificiale organizzati da Class Editori. L’Intelligenza artificiale rappresenta «un cambio del paradigma culturale ad ampio spettro, che riguarda la lettura dei libri così come la produzione di oggetti. Tocca in particolar modo la formazione e anche il mondo del lavoro», ha sottolineato Rasetti. «Giocherà un ruolo fondamentale nelle nostre vite, perché l’Ia crea connettività e intelligenza. Basti pensare all’Internet of things (IoT o Internet delle cose, ndr) che coprirà il mondo di sensori, sensori di natura biologica, cellule viventi che ci daranno informazioni su ogni cosa. In futuro potranno esserci sensori anche sulle foglie degli alberi per fornire dati in base ai quali elaborare rapide risposte ai problemi ambientali».
Insomma, anche se forse non è ancora così chiaro, accelerare sull’Ia è l’emergenza di oggi e di conseguenza, riprendendo una proposta dello stesso Rasetti, «non si può prescindere dalla necessità di una formazione mirata sul tema creando un Istituto superiore per l’Intelligenza artificiale, idea che peraltro è stata proprio lo spunto per lanciare gli Stati Generali dell’Intelligenza Artificiale», è intervenuto Paolo Panerai, editor in chief and ceo di Class Editori. «Due i binari fondamentali per non rimanere indietro: la nascita di un Istituto dedicato all’Ia e l’introduzione in tempi brevi di corsi sull’Intelligenza artificiale nelle varie università», visto che si tratta di una nuova tecnologia pervasiva che tocca molti ambiti.
Il governo ha approvato la sua strategia sull’Ia alla fine dello scorso novembre ma sicuramente l’Italia deve «correre per adeguarsi. L’Intelligenza artificiale è già tra noi e se non ci abbiamo ancora investito abbastanza è perché non ce ne siamo resi conto pienamente. Servono dati e la cultura dei dati in Italia non è molto sviluppata», ha aggiunto Enrico Giovannini, ministro delle infrastrutture e dei trasporti. «Un polo della formazione sul tema può essere una soluzione. Penso a un centro per la ricerca in seno alla presidenza del consiglio perché faccia rete in Italia e all’estero, visto che molti paesi stranieri s’incontrano già per scambiarsi approcci e opinioni». Un governo orientato al futuro è più pronto a fronteggiare gli shock che si ripresenteranno in futuro, sempre secondo il ministro Giovannini che chiosa: «l’aspetto fondamentale è scandagliare i futuri, al plurale perché saranno frutto dell’insieme delle nostre scelte e della connessione delle diverse decisioni. Sono quindi necessarie strutture che facciano previsioni e il Pnrr, in questo senso, è una grande occasione che offre risorse per finanziare alcuni centri di ricerca».
In particolare, economia digitale e lavoro sono solo due esempi che maggiormente confermano l’imponente portata dell’Ia. L’Intelligenza artificiale si alimenta di dati e oggi, in un’economia ormai digitale, «i dati sono la valuta personale più fiorente che ci sia, anche se i titolari di questi dati ancora non ne beneficiano», ha proseguito Rasetti. «Nel mondo del lavoro, poi, esistono già sistemi evoluti che stilano contratti più favorevoli sia per la banca sia per i clienti in meno di 3 millesimi di secondo, molto più velocemente di quanto fatto finora». Qual è la preoccupazione del professore emerito? «Che in Italia sono necessari circa 8 anni per avviare un istituto come quello pensato per l’Intelligenza artificiale. Allora se mi chiedete quale sarà lo scenario dell’Intelligenza artificiale tra 8 anni, difficile dirlo», ha risposto Rasetti. «Ecco perché bisogna impegnarsi fin da subito».
Marco A. Capisani, ItaliaOggi