Nella notte, sei consiglieri di amministrazione di Ita Airways sui nove complessivi si sono dimessi dall’incarico. Il terremoto al vertice è legato al processo di privatizzazione della compagnia aerea nazionale, che si fa sempre più tormentato. I dimissionari sono:
– il quotato commercialista Lelio Fornabaio,
– l’ex ministro Angelo Piazza,
– Simonetta Giordani, ex sottosegretaria al Turismo,
– l’avvocato Silvio Martuccelli,
– Alessandra Fratini,
– Cristina Girelli.
Nella seduta del 31 gennaio, i consiglieri di amministrazione hanno scelto gli advisor (i consulenti) che avrebbero accompagnato Ita verso la vendita, J.P. Morgan e Mediobanca per la parte finanziaria; Grande Stevens e Sullivan & Cromwell per quella legale. Advisor di questo prestigio e così competenti chiedono parcelle importanti, compensi milionari.
Dieci giorni fa, però, anche il ministero dell’Economia – azionista unico di Ita – ha scelto i suoi consulenti: Equita e lo studio legale Gianni&Origoni. Con questa mossa, il ministero ha preso in mano – in forma definitiva – la privatizzazione del vettore aereo pubblico.
La cessione di quote della compagnia a una delle due cordate in campo – Msc-Lufthansa, da un lato, e Certares-Air France-Delta, dall’altro – sarà condotta dal Tesoro e dai suoi consulenti, secondo una procedura trasparente e competitiva delineata nel decreto (il Dpcm) del governo.
Così, nelle ultime ore più consiglieri di amministrazione di Ita hanno fatto una mossa: hanno chiesto, informalmente, che venisse votata la revoca della delibera del Cda che a gennaio ha messo in campo gli advisor della compagnia aerea nazionale. La preoccupazione dei consiglieri è che la Corte dei conti possa chiedere ragione di questa spesa milionaria. Una spesa che potrebbe risultare inutile e ridondante – un doppione – visto che il ministero ha in campo i suoi advisor.
In questo clima di tensione, sei consiglieri di amministrazione su 9 si sono dimessi per segnare la loro presa di distanza dalle delibera di Ita di gennaio.
Il ministero dell’Economia è a conoscenza del terremoto che investe Ita. Per questo, il Tesoro ha chiamato Palazzo Chigi per sapere se – vista la spiacevole situazione – fosse necessario il completo azzeramento del vertice manageriale di Ita.
In un momento così delicato per il governo, con una guerra in corso e l’alta tensione nella maggioranza parlamentare sull’aumento delle spese militari, Palazzo Chigi ha spiegato che non è il caso di aggiungere problemi a problemi. Per questo, non ci sarà un azzeramento del vertice di Ita. Almeno non adesso.
Ecco la lettera di dimissioni
“Egregio presidente, le comunichiamo le nostre dimissioni dalla carica di consigliere di amministrazione. In questi anni, abbiamo dato il nostro contributo all’avvio della operatività della società con il raggiungimento di importanti risultati consuntivati nel progetto di bilancio appena approvato, ponendo altresì le premesse per l’avvio del processo di privatizzazione. Nell’odierna seduta del Consiglio di amministrazione, abbiamo votato tutte le delibere necessarie per regolare lo svolgimento dell’assemblea ordinaria e straordinaria della società. Riteniamo che Ita possa affrontare con decisione gli ambiziosi obiettivi che si pone”.
La lettera allude, dunque, a una nuova assemblea dei soci (in questo caso, è il solo ministero dell’Economia) che dovrà nominare i futuri consiglieri di amministrazione. Il Codice civile prevede la decadenza dell’intero Cda, quando lascia la maggioranza dei consiglieri, solo se è richiesta da specifiche disposizioni dello Statuto societario.
La posizione di Altavilla
Sulla posizione di Alfredo Altavilla, presidente esecutivo di Ita con delega anche alle strategie, ci sono due interpretazioni. Secondo la prima, le dimissioni clamorose dei 6 consiglieri sancirebbero una definitiva rottura tra il manager e una parte maggioritaria del Cda.
Secondo un’altra fonte, vicina al dossier, Altavilla uscirebbe addirittura rafforzato da questo passaggio. La compagnia entra in una seconda fase, durante la quale potrà procedere alla privatizzazione in maniera più snella e diretta.
Aldo Fontanarosa, Repubblica.it