Cambiare le regole sugli aiuti di stato e sburocratizzare a tutto campo, sul versante energetico e agricolo. Facilitare l’installazione di impianti di produzione d’energia pulita e la realizzazione di nuove infrastrutture a fonti rinnovabili in tutto il Paese, partendo da una semplificazione degli adempimenti autorizzativi. Rispondendo a una raffica di interrogazioni a risposta immediata alla Camera, ieri il premier Mario Draghi ha più volte insistito sulla necessità di facilitare il rilascio dei placet da parte delle pubbliche amministrazioni: sulle rinnovabili «il governo è al lavoro per snellire le procedure e accelerare gli investimenti, ma occorre la collaborazione di tutti, soprattutto nelle regioni», ha detto più volte. E ancora: «Certe considerazioni di tipo autorizzativo non sono più giustificate in questo momento di emergenza; la transizione (energetica, ndr) è anche capire che bisogna sospendere certe norme, in un periodo di guerra».
In aula a Montecitorio, il presidente del consiglio ha risposto anche sul rincaro materie prime e sulle tendenze emerse in alcuni paesi Ue a bloccare l’export di grano tenero, mais e semenze per la produzione agroalimentare (si veda ItaliaOggi di ieri): «Bisogna diversificare rapidamente le fonti di approvvigionamento. Non è facile far questo sulla base degli esistenti regolamenti comunitari, come non è facile aumentare la superficie coltivabile sulla base degli esistenti regolamenti. Ogni aspetto che consideriamo dimostra che il contesto regolatorio va rivisto; per questo periodo di emergenza, ma va rivisto». Lo stesso principio, spiega Draghi, vale: «Per il patto di stabilità, gli aiuti di stato, i regolamenti comunitari in ambito agricolo, ma anche in altri ambiti; tutto ciò che oggi impedisce una risposta rapida all’emergenza va rapidamente rivisto».
Pnrr e regole di bilancio. Incalzato dai deputati, il presidente del consiglio ha risposto anche su eventuali correzioni al Pnrr, alla luce del nuovo contesto economico generato dalla guerra in Ucraina: «La normativa europea prevede la possibilità di chiedere alla commissione una revisione dei suoi obiettivi. Gli stati possono chiedere modifiche dei piani nazionali in presenza di situazioni oggettive che mettano a rischio il conseguimento dei relativi obiettivi. E’ un’evenienza eccezionale e richiede un nuovo processo negoziale con le autorità Ue, che è ancora prematuro prospettare», ha detto Draghi. Aggiungendo: «Molte delle regole di bilancio che ci hanno accompagnato negli ultimi anni oggi devono essere rilette e una di queste, in particolare, riguarda la guida fiscale per il 2023, tant’è che la commissione Ue, nella sua recente comunicazione, ha proposto di rimandare la decisione relativa al mantenimento o alla disattivazione della clausola generale di salvaguardia a primavera».
Infine, tornando sugli investimenti energetici per ridurre «in tempi rapidi» la dipendenza dalle forniture di gas dalla Russia, il premier ha spiegato: «Aumentiamo la produzione nazionale di gas, con la prospettiva di raggiungere una quota di produzione interna di 5 mld di metri cubi; oggi dovrebbe essere 2, 2,5. L’incremento avverrà, sfruttando le concessioni esistenti per il 2022/31. I nuovi volumi di gas saranno offerti alle industrie, con una riserva di almeno un terzo per le pmi. Procediamo col riempimento degli stoccaggi per aumentare il grado di sicurezza delle forniture per il prossimo autunno. Puntiamo sulla massimizzazione della capacità di rigassificazione già esistente e sull’acquisizione di nuovi rigassificatori. Sulle rinnovabili intendiamo rispettare l’obiettivo del Pnrr di 70 gigawatt entro il 2026. Siamo impegnati a sbloccare diverse decine di gigawatt di eolico off-shore». E sul biometano: «L’obiettivo è di raggiungere le 200 mila tonnellate nel 2023 e un incremento di 50 mila tonnellate annue nel successivo triennio».
Luigi Chiarello, ItaliaOggi