Torna a crescere nel 2021 il settore calzaturiero italiano, con un aumento del 21% del giro d’affari a 9,5 miliardi di euro. Il risultato è però ancora inferiore a quello del 2019 (gap del -6%) e lo scenario di un ritorno ai livelli pre Covid atteso nel 2022 è attualmente compromesso dal conflitto Russia-Ucraina, con forti ricadute sui prezzi dell’energia e delle materie prime e sui flussi commerciali verso Russia e Ucraina. Le esportazioni verso la Russia rappresentano una percentuale contenuta del totale del settore calzaturiero (2,7%), ma le sanzioni potrebbero limitare la spesa dei consumatori russi, in particolare gli High Net Worth Individuals interessati soprattutto alle calzature di lusso. Lo afferma il report sul settore curato dall’Area studi Mediobanca (nella foto, l’a. d. del gruppo Alberto Nagel). A brillare maggiormente, afferma il report, sono state le imprese del segmento di alta gamma che hanno reagito meglio (+32%) rispetto a quelle che operano nella fascia più economica (+13%), arrivando a sfiorare i livelli pre-crisi (-2% sul 2019). Nel 2020 le 170 aziende produttive calzaturiere italiane (che rappresentano il 73% del totale nazionale quanto a fatturato secondo dati Istat) avevano sviluppato un giro d’affari pari a 7,8 miliardi di euro (-22,4% sul 2019).
Le produzioni riferibili all’alta gamma hanno realizzato vendite per 4,2 miliardi, oltre la metà del totale generale. In generale, prevalgono le imprese a controllo italiano che rappresentano l’82,3% delle vendite complessive, mentre il contributo degli operatori a controllo estero si ferma al 17,7% del totale (di cui il 10% francese, in primis LVMH, Kering, Chanel e Hermès) e coinvolge 25 delle 170 aziende.
La proiezione internazionale è una delle caratteristiche più rappresentative delle società calzaturiere: il 66,7% del fatturato complessivo proviene dall’estero, con in testa le calzature sportive (82,1%) e quelle da uomo (72,4%). I principali mercati di sbocco delle aziende italiane sono l’Europa, che accoglie più della metà delle vendite oltreconfine (52%), l’Asia che risulta trainata dalla Cina (35%) e le Americhe sostenute dagli Stati Uniti (13%).
La base produttiva delle aziende esaminate è principalmente italiana: il 73% degli insediamenti manufatturieri è ubicato in Italia, mentre il restante 27% è in Paesi stranieri: 20% Europa (in massima parte dell’Est), 4% Africa, 2% Asia e 1% Americhe. Per le aziende dell’alta gamma, la concentrazione della produzione nazionale è maggiore: l’84% della loro base produttiva è insediato in Italia e solo il 16% è in Paesi stranieri (11% Europa e 5% Africa). Il giro d’affari dell’industria calzaturiera mondiale è di 298 miliardi di euro in base ai prezzi al dettaglio nel 2020, con l’attesa di superare i 320 miliardi di euro nel 2022 (in ripresa del 7,5% sul 2020) e con previsione di crescita nel più lungo periodo del 4% medio annuo, per un valore atteso di circa 375 miliardi nel 2026. Nel 2020 il prezzo medio di un paio di calzature a livello globale è valutabile in circa 15 dollari, per un consumo pro-capite annuo di 2,6 paia e una spesa individuale di circa 40 dollari. In Italia il prezzo medio di un paio di calzature è stimato in 42,6 euro, per un consumo pro-capite annuo di quattro paia e una spesa individuale di circa 170 euro. Il continente asiatico s’impone quale maggiore produttore: conta per quasi nove delle dieci paia di scarpe prodotte nel mondo (87,6% del totale). La Cina è al primo posto: conta per oltre la metà della produzione mondiale (54,3%), davanti ad altri tre Paesi asiatici: India (10,2%), Vietnam (6,4%) e Indonesia (5,1%). L’Italia è il tredicesimo produttore mondiale e primo dell’Unione Europea, con quasi un terzo delle calzature comunitarie prodotte (32,2%, pari a 131 milioni di paia), davanti a Spagna (17,7%) e Portogallo (16,2%).
L’Italia è il terzo esportatore mondiale a valore, con l’8% delle esportazioni complessive, preceduta dalla Cina (28,2%) e dal Vietnam (17,6%), e l’ottavo a volume.
Secondo le rilevazioni del Centro Studi Confindustria Moda, l’industria calzaturiera rappresenta il 2,1% delle esportazioni manifatturiere italiane del 2020. Il mercato in cui l’Italia appare meglio inserita è quello francese dove il nostro Paese soddisfa il 22,1% dell’import. Nel 2021 le esportazioni italiane hanno raggiunto a valore (10,3 miliardi di euro) il secondo miglior risultato di sempre dopo quello del 2019, anche al netto dell’inflazione.
In crescita l’andamento delle prime due destinazioni dell’export calzaturiero italiano, Svizzera (+16,2% sul 2020 nei primi 11 mesi 2021) e Francia (+24,0%). Bene anche Stati Uniti (+41,8%) e Cina (+37,5%). Dinamiche meno brillanti per la Russia: +8,2% a valore, con un gap dell’11% sul 2019 (-21% a volume). La Russia vale il 2,7% dell’export calzaturiero italiano ed è il decimo mercato di sbocco, mentre l’Ucraina si ferma allo 0,4% (26esimo).