Prima sfrattata dal Museo di Storia Naturale, poi da Central Park a causa delle affermazioni contro l’atteggiamento coloniale del 26esimo presidente degli Stati Uniti, e infine ancora dibattiti sull’ultimo luogo che dovrebbe ospitare la statua, una Biblioteca Presidenziale che sorgerà sulle terre confiscate ai Nativi del Nord Dakota.
La statua, con una composizione gerarchica raziale che presente l’ex presidente vestito da condottiero a cavallo, e ai suoi piedi un nativo e un afro-americano a torso nudo, è stata condannata di razzismo dagli artisti e dai nativi che si sono scontrati per evitare che questa statua sorga sui territori confiscati ai Nativi.
La Biblioteca che dovrebbe ospitarla, infatti, sorgerò nei territori confiscati ai popoli indigeni Mandan, Hidatsa e Arikara.
L’annuncio aveva scatenato l’ira dei leader tribali che non erano stati consultati preventivamente: “La nostra nazione sara’ scoraggiata e potenzialmente offesa se il monumento troverà; posto nei pressi delle terre dei nostri antenati”, aveva protestato Mark Fox, presidente della MHA Nation, definendo la decisione “ignorante e inappropriata”.