Trattati ormai come veri membri della famiglia, cani e gatti hanno a disposizione una dieta alimentare sempre più simile a quella seguita dai loro proprietari. Quindi spazio a prodotti per i quadrupedi che siano ricchi di vitamine, Omega 3-6 o proteine, a quelli free from ossia senza coloranti, per esempio, e ancora a pasti made in Italy, stando ai dati dell’Osservatorio Immagino di Gs1 Italy, che ha incrociato le informazioni e i claim sulle etichette dei prodotti per cani e gatti con i dati Nielsen sulle vendite in supermercati e ipermercati. Complessivamente, si parla di un settore industriale del pet food che ha raggiunto, tra giugno 2020 e giugno 2021, vendite al consumatore finale pari a 873 milioni di euro (+1% sullo stesso periodo 2019-2020). Se si considera la quota prevalente dedicata a cani e gatti, il dato a valore è di 767 milioni di euro, su dell’1,2%.
Del resto, la pandemia e i vari lockdown hanno spinto molte famiglie ad adottare un cane o un gatto (in tutto 14,3 milioni quelli che si stimano vivano in casa). Comunque, non solo la dieta degli amici a 4 zampe è sempre più simile a quello degli umani ma negli Stati Uniti sembra persino anticipare alcune tendenze annunciate pure in Europa ma non ancora presenti in modo significativo sul mercato: tra tutte quella degli alimenti a base di insetti. Su questo versante si stanno muovendo marche come Ynsect (che peraltro è francese) e la canadese Hope, puntando al momento su consumatori alto di gamma, attenti ai valori nutrizionali e ai temi ecologici visto che le aziende dichiarano che questo tipo di lavorazione consuma meno acqua ed emette meno gas.
Quello che si può desumere dal mercato del pet food, oltre alla sua crescita costante, è che sempre di più le aziende cercano di personalizzare l’offerta in base alle richieste e alle scelte alimentari che i proprietari fanno per sé e per i loro fedeli amici. L’importanza di accompagnare nella scelta di acquisto, però, non riguarda solo nicchie di produttori o le insegne che vendono alimenti per animali. Tanto è vero che un brand delle dimensioni di Royal Canin ha deciso di inaugurare a Parigi L’Atelier Félin (Atelier felino) dove stringere i rapporti coi consumatori e consigliarli senza intermediari per il benessere dei loro gatti. L’insegna temporanea resterà aperta un paio d’anni e poi verrà deciso se proseguire o meno nel progetto. Ma perché iniziare con un negozio per soli gatti? Perché, spesso, il cane viene scelto in un allevamento che poi lo segue durante la crescita mentre i gatti vengono adottati di frequente tramite parenti e amici. In quest’ultimo caso, perciò, manca l’assistenza di un esperto. In Italia, peraltro, tra cani e gatti le vendite di questi ultimi rappresentano il 64% (+2,7%) del mercato totale. Ai cani va il rimanente 36% (-1,4%).
Di base c’è un comportamento psicologico implicito da parte delle famiglie per cui, secondo l’Osservatorio Immagino di Gs1 Italy, «la scelta dei cibi per cani e gatti rispecchia i valori che guidano, localmente, gli acquisti degli alimenti destinati alla dieta familiare». Così, per esempio, gli italiani che vivono nelle regioni del Nord-Ovest preferiscono prodotti grain free (senza cereali, tra cui il mais) o con la dicitura senza glutine. Nel Nord-Est si propende per i cibi con un’etichetta che sottolinea la loro italianità e al Centro per quelli con iodio o magnesio, carne o pesce fresco, in generale con ingredienti naturali. Al Sud, infine, prevalgono i prodotti privi di Ogm e, di nuovo, quelli che si definiscono made in Italy.
Più nel dettaglio, sempre secondo l’Osservatorio Immagino, il paniere più consistente per numero di referenze e per valore delle vendite è quello dei prodotti arricchiti: in totale il segmento rich-in supera i 453 milioni di euro di vendite e segna una crescita dell’1%. Invece, hanno superato i 435 milioni di euro (+2,8%) le vendite dei prodotti che rientrano nel paniere free from mentre le referenze tricolori segnano un +17,7%, sfiorando la soglia dei 56 milioni di euro.
Marco A. Capisani, ItaliaOggi