Si cercano soluzioni
Le ipotesi sul termine della crisi dei chip sono diverse. C’è chi parla del 2022 e chi arriva fino al 2023. Ultimamente, c’è uno squilibrio nel mercato dei semiconduttori causato dall’aumento della domanda provocata dalla ripresa post Covid, a cui l’offerta produttiva dei principali gruppi mondiali non riesce a far fronte tempestivamente. La soluzione è quella di costruire nuovi impianti, soluzione non rapida però.
Secondo gli analisti di Boston Consulting Group per la crisi serviranno tra 2 e 4 anni per una normalizzazione della mancanza di chip. Gli esperti di Bcg hanno elaborato un grafico da cui si vede che la capacità produttiva installata di microchip nel mondo dal 1990 a oggi è diventata di 15 volte maggiore, mentre la domanda cresce e supera l’offerta del 15% circa.
Nessun altro settore come i semiconduttori, nota Bcg ha lo stesso alto livello di investimenti sia in ricerca e sviluppo (22% delle vendite annuali di semiconduttori finali ai produttori di dispositivi elettronici) sia in spese in conto capitale (26%).
Secondo l’analisi, l’industria dovrà investire circa 3000 miliardi di dollari nell’ambito ricerca e sviluppo e spese in conto capitale a livello globale lungo tutta la catena del valore per soddisfare la crescente domanda di semiconduttori. Secondo lo studio di Bcg la domanda crescerà con una media del 7,7% nei prossimi due anni, a fronte di un +6,3% della capacità produttiva. La crisi potrebbe calmarsi verso la fine del 2022 ma, prima di allora, il gap tra domanda e offerta potrebbe vivere un nuovo picco vicino a quello attuale, attorno al 15%.
Una previsione più positiva è invece quella di Lisa Su, Ceo della multinazionale Usa Amd, secondo cui lo shortage dei semiconduttori diventerà duro nella seconda metà del 2022.
“La crisi dei semiconduttori si protrarrà fino al 2023 – ha dichiarato Jean-Marc Chery (nella foto), presidente e ad di StMicroelectronics – aumentare la produzione ora non è possibile. La situazione è estremamente complessa e anche nel 2022 la capacità produttiva non sarà all’altezza della domanda. La nostra industria fino allo scoppio della pandemia era organizzata in maniera molto efficiente se consideriamo che sostiene costi altissimi per investimenti e ricerca e sviluppo”.
Gli impianti dell’industria dei semiconduttori “lavorano sette giorni su sette, 24 ore al giorno, 360 giorni l’anno, per ammortizzare i costi di macchine da diversi milioni di euro. Quindi aumentare la capacità in fretta non è semplice. Nel medio, si possono acquistare nuove macchine se si possiede lo spazio attrezzato in cui inserirle. è quello che abbiamo fatto e faremo per far fronte al boom della domanda. Ma costruire da zero un ambiente per produrre microchip richiede anni”.
Della stessa idea è il Ceo Pat Gelsinger, secondo cui “in ogni quadrimestre del prossimo anno le cose andranno sempre meglio, ma raggiungeremo un bilanciamento tra domanda e offerta solo nel 2023”.