Le esportazioni e le importazioni di cappelli italiani sono risultati in crescita nei primi 9 mesi dell’anno rispetto allo stesso periodo del 2020 e anche su quello del 2019. È quanto emerge dai dati diffusi dalla nostra Federazione Italiana Industriali dei Tessili Vari e del Cappello che ha elaborato dati Istat. Seguendo il trend del primo semestre, però, questo rimbalzo continua a non essere lineare per tutte le tipologie di prodotto. I cappelli di paglia, infatti, continuano a registrare un calo delle importazioni (-16,7%), in leggero recupero rispetto al -20,4% dei primi 6 mesi di quest’anno; diminuisce anche l’export (-10,9%), in peggioramento anche rispetto al -7,5% del primo semestre: si tratta, però, di un prodotto particolarmente legato ai flussi turistici, soprattutto provenienti dall’estero, e alle vendite della stagione estiva. Continua invece sempre in totale controtendenza il forte rimbalzo nelle vendite dei berretti, con un aumento sia delle importazioni (+29,2%), che hanno migliorato il dato pre-pandemia del 2019 (+8,0%), che delle esportazioni (+50,6%), addirittura in aumento rispetto al periodo gennaio-settembre 2019 (+33,1%), in totale assenza dell’emergenza sanitaria. Il paese maggior fornitore resta la Cina con 39,1 milioni di euro (+13,5%), pari dunque al 34% del totale importato. Quanto alle esportazioni, il primo mercato di sbocco continua a essere la Svizzera (50,7 milioni), dove sono presenti quasi tutte le piattaforme logistiche e distributive delle principali multinazionali del comparto del lusso. Stabilmente sul podio, come nelle precedenti stagioni pre-Covid, i mercati tradizionali europei: Germania (26,6 milioni, +50,1%) e Francia (21,6 milioni, +15,3%); in fortissimo recupero gli Stati Uniti (20,9 milioni, +111,4%), mentre continua a essere in controtendenza il Regno Unito (12,1 milioni, -16,6%).