Questo Capodanno gli italiani saranno costretti a casa dalle nuove norme più restrittive del Decreto Natale, che vieta qualsiasi festa in piazza, i maxi concertoni dell’ultimo dell’anno e, soprattutto, le feste in discoteca. Neanche la terza dose, l’uso di mascherine Ffp2 ed il tampone sono riusciti a salvare il business del ballo. Il settore discoteche, uno dei più colpiti dagli effetti della pandemia, torna ad essere pesantemente penalizzato dal giro di vite del governo, in vigore fino al prossimo 31 gennaio. Allarme rosso per il settore delle discoteche, da poco ripartito, che ha già accusato perdite superiori ai 4 miliardi a causa della pandemia. Lo ha ricordato Fipe-Confcommercio, associazione che rappresenta il settore delle discoteche, sottolineando che la decisione del governo “ha dato il colpo di grazia a migliaia di imprese e ai lavoratori di tutto l’indotto”.
“Un fatto grave nei tempi e nei modi – si sottolinea – arrivato come un fulmine a ciel sereno, con una decisione comunicata in una conferenza stampa, non preannunciata e non accompagnata da misure compensative, che rischia di produrre effetti disastrosi su un comparto appena ripartito oltre che favorire abusivismo e pericolose situazioni di aggregazione nelle città”.
Il provvedimento però non proibisce di trascorrere le feste a casa con gli amici e non pone limiti ad assembramenti in luoghi privati, che potrebbero trasformarsi in mega festoni abusivi con il rischio di alimentare focolai domestici. Un rischio sempre più concreto visto che gli italiani, che lo scorso anno erano ancora in zona rossa, hanno tanta voglia di recuperare una parvenza di normalità. I primi cittadini lo sanno bene e si sono quindi moltiplicati i provvedimenti dei sindaci per evitare assembramenti improvvisati: da chi ha interdetto il ballo nei ristoranti a chi ha vietato fuochi ed interdetto l’accesso ai centri storici.
Il tasso di positività continua a salire nonostante ieri si sia registrato un forte calo dei contagi a 24.883 dal record di 54.762 registrati il giorno della Vigilia, l’andamento è da imputare ai pochissimi tamponi effettuati il giorno di Natale, appena 217.052 contro i 969.752 precedenti.