Pandoro Paluani e Pernigotti Torrone stanno vivendo un Natale difficile. La produzione di panettoni e pandoro è stata quasi dimezzata. Si è fermata anche la produzione del Torrone e Nocciole Pernigotti, tanto che questi prodotti sono ormai scomparsi dagli scaffali dei supermercati. Quindi i lavoratori stanno aspettando che nuovi investitori si facciano avanti per risollevare le sorti di queste due industrie. C’è un barlume di speranza, ma ogni trattativa è segreta. Allo stesso tempo, è normale che il sindacato si preoccupi del livello occupazionale, perché i dipendenti delle due società sono in cassa integrazione. Nei giorni scorsi è iniziata la rotazione di 57 dipendenti (inizialmente 150) di Paluani (dal 13 dicembre) che terminerà il 31 gennaio. Si spera che entro quella data si possano riprendere le attività dei dolci pasquali, come i piccioni e le uova di cioccolato. Va da sé che, rispetto alle centinaia di stagionali occupati nell’era pre-epidemia, anche le centinaia di stagionali si sono notevolmente ridotte.
Non si sa ancora come evolverà la situazione: poiché la società ha presentato un concordato al tribunale di Verona e chiuderà la procedura concorsuale entro un anno, il comitato dovrà valutare la ristrutturazione del debito e approvare il concordato. A causa del fallimento del Chievo, Paluani ha attraversato una vera crisi finanziaria: è stato presidente della squadra di calcio e attuale presidente del Paluani, Luca Campedli. La società ha ricevuto 3,5 milioni di euro di credito dal Chievo. “Su Paluani si è scatenata una tempesta perfetta, già tra il 2020 e il 2021 il settore dolciario ha subito una contrazione dei consumi e quindi cali di fatturato, dall’altra parte ha inciso in maniera determinante la vicenda del Chievo. Sappiamo che ci sono trattative in atto – fanno sapere i responsabili di Flai Cgil Veneto e di Verona – certo è che l’anno prossimo quando ci sarà una interlocuzione tra le parti se la situazione non presentasse segnali positivi saremmo costretti a interessare il Mise, la Regione Veneto invece si è già attivata con una unità di crisi”.
I dipendenti, circa settanta di Pernigotti sono già in cigs fino a giugno. Pernigotti appartiene alla holding lussemburghese Sagra di Toksöz Group della famiglia turca Toksöz. Nei giorni scorsi, a quasi un mese dal tavolo al Mise del 24 novembre, è arrivata la notizia gratificante, ovvero: “A gennaio i lavoratori (sempre a turno con le sigarette straordinarie) parteciperanno all’attività dell’uovo di Pasqua” riferisce all’Adnkronos Lello Benedetto (nella foto), segretario generale Flai CGIL di Alessandria.
Il sindacato ha chiesto un nuovo incontro al Mise a gennaio e, anche se non c’è ancora una data, sembra esserci la volontà di farlo. Ci sono però anche notizie negative: “La prevista nuova confezionatrice non è ancora pronta, ne è arrivata solo la metà”, ha spiegato Benedetto. La crisi è iniziata nel 2018, quando l’azienda ha annunciato che avrebbe tagliato legno morto perché Toksoz aveva altre attività, come ad esempio nel campo farmaceutico, e Pernigotti era una “ramo principale” e quindi la fabbrica è stata occupata. L’interesse di Luigi Di Maio, allora ministro del Lavoro. Siamo tornati all’anno scorso e Pernigotti ha deciso che doveva rilanciare il marchio, anche in questo periodo due dirigenti di fabbrica si sono dimessi nel giro di due anni. Poiché diverse macchine sono state smantellate, hanno promesso di arrivare immediatamente al nuovo stabilimento attraverso un piano di riorganizzazione.
Attualmente i prodotti Pernigotti in circolazione sono solo gianduiotti e praline che si possono acquistare nei negozi degli aeroporti ma sono stati prodotti precedentemente. “La nostra preoccupazione più grande è che a giugno del 2022 finiscono tutti gli ammortizzatori sociali. Se la situazione dovesse essere stagnante come oggi a gennaio o a febbraio riprenderemo le azioni di lotta e non escludiamo di nuovo l’occupazione dello stabilimento” spiega Lello Benedetto.