“Libri che divertono, che crescono, che curano: i servizi sanitari promuovono la lettura in famiglia”. È questo il progetto proposto dall’Associazione culturale pediatri (Acp), sostenuto nel metodo e nell’organizzazione dal Centro per la Salute del Bambino (CSB), e approvato nell’ambito del bando CEPELL “Leggimi 0-6 2019” per la promozione della lettura nella prima infanzia. Oltre a rivolgersi a realtà territoriali dove servizi educativi per l’infanzia 0-6 e biblioteche per bambini e ragazzi vanno implementati, il progetto si caratterizza per l’attenzione a tre gruppi in particolare: i nati prematuri (sotto le 37 settimane), i bambini con malattia oncologica, i bambini affetti da disturbi del neuro sviluppo. “Si parte da un presupposto ormai chiaro e assodato per la scienza, ma ancora non abbastanza diffuso: quando i grandi leggono e (ri)leggono ai bambini, si crea una condizione di ascolto reciproco che diventa parte integrante del percorso di promozione dello sviluppo e di cura, offrendo anche la possibilità di immaginare un futuro diverso da quello insito in condizioni più impegnative in cui i bambini e le loro famiglie si possono venire a trovare”, ha chiarito Stefania Manetti, presidente Acp. Il lavoro è composto da specifici documenti di indirizzo per genitori e sanitari, e linee operative per la promozione della lettura 0-6 e per la loro applicazione in contesti definiti. Sono stati proposti percorsi FAD e materiali formativi per gli operatori sanitari attivi in diversi contesti. In molti casi, sono stati creati angoli di lettura dedicati, e attrezzati, presso i servizi territoriali, gli ambulatori, le sale di attesa e i reparti ospedalieri. Inoltre, una attenta ricerca bibliografica, organizzata per gruppi di lavoro dedicati, ha portato gli esperti a redigere una lista di libri più appropriati a particolari bisogni e vulnerabilità. Infine, ma non certo da ultimo, il documentario “La Cura della lettura” e alcuni video teaser realizzati per esemplificare la concreta fattibilità del programma “Nati per Leggere”Neonati pretermine. È una categoria particolarmente a rischio per i disturbi del linguaggio. La brevità dell’esposizione temporale in utero al linguaggio umano, lo stressante ambiente uditivo in TIN; la riduzione del linguaggio diretto al neonato e il ridotto contenuto relazionale sono i principali fattori condizionanti il rischio. Come ampiamente documentato “la lettura condivisa ad alta voce, nel rispetto dei segnali comportamentali del neonato, si rivela una sicura strategia di intervento linguistico e neurocomportamentale nel bambino pretermine. In reparto, e anche a casa, dopo le dimissioni, lo sviluppo del linguaggio e poi delle competenze per la lettura è sostenuto da esperienze ambientali favorenti, dalla frequente lettura interattiva in famiglia e da una buona disponibilità di libri”, spiega Giorgio Tamburlini, Centro per la Salute del Bambino. Malati oncologici. I benefici possibili della lettura in ambiente ospedaliero, e più specificamente in oncoematologia pediatrica sono altrettanto noti. La letteratura scientifica internazionale riporta buoni risultati nella prevenzione e nella cura dell’ansia e depressione, nella migliorata percezione dei rapporti interpersonali, nell’accettazione delle cure e nello sviluppo di nuove strategie di coping. I libri, la lettura e il commento insieme agli adulti, agli operatori, ai genitori e anche tra pari, agiscono in maniera sensibile nel contrastare il senso di solitudine e la sintomatologia ansioso-depressiva. Un esempio felice sono i centri AIEOP dotati di angoli lettura e vere e proprie biblioteche di reparto, dedicate ai ragazzi ma aperte anche a genitori e caregiver. Disturbi del neurosviluppo. La lettura condivisa per questo genere di problematiche vede in particolare una revisione sistematica Cochrane condotta nel 2019 che ha analizzato le abilità di lettura in bambini e adolescenti con disabilità intellettiva (DI). Per molto tempo si è creduto che bambini con DI non potessero imparare a leggere, e che quindi la lettura non fosse per loro appropriata.