Solo a maggio la Suprema Corte ha dato ragione all’Ama riguardo l’esenzione dal pagamento della tassa sui rifiuti, respingendo le tesi del Vaticano che si appellava all’articolo 16 dei Patti lateranensi. I giudici avevano affermato che tali eccezioni, valgono solo per “le imposte che gravano sui redditi degli immobili in questione”, non per il corrispettivo di un servizio quale è la Tari. Per il futuro però, grazie all’emendamento firmato da Luciano D’Alfonso, la Chiesa non dovrà più nulla allo Stato
Le basiliche di San Giovanni in Laterano, di Santa Maria Maggiore e di San Paolo, Castel Gandolfo, la Basilica dei Santi XII Apostoli, le chiese di S. Andrea della Valle e di San Carlo ai Catinari e pure Università Gregoriana, Istituto Biblico, Istituto Orientale e Archeologico, Seminario Russo, Collegio Lombardo, i due palazzi di Sant’Apollinare e la Casa degli esercizi per il Clero di San Giovanni e Paolo. Tutti esentati dal pagamento della tassa rifiuti (Tari). Questa gentile concessione alla Chiesa, che contrasta con una sentenza di Cassazione emessa nel maggio scorso, è contenuta in un emendamento al decreto fiscale firmato dal presidente della commissione Finanze del Senato Luciano D’Alfonso (Pd) e approvato martedì sera, ora si attende l’approvazione in Aula. Tale approvazione sarà blindata con la questione di fiducia su un maxiemendamento.
“La disposizione si applica per i periodi d’imposta per i quali non è decorso il termine di accertamento del tributo nonché ai rapporti pendenti e non definiti con sentenza passata in giudicato“. Niente effetto retroattivo insomma, e ci mancherebbe: al Vaticano toccherà quindi saldare il dovuto per il passato, compresa la cartella esattoriale da oltre 70mila euro arrivata per il mancato pagamento nel 2012 della tassa dovuta dal Pontificio Istituto Biblico. La Commissione tributaria regionale nel 2014 aveva dato ragione alla Santa Sede, ma in seguito la Suprema Corte ha dato ragione all’Ama respingendo le tesi del Vaticano che si appellava all’articolo 16 dei Patti lateranensi del 1929, in base al quale tutti gli immobili prima citati “saranno esenti da tributi sia ordinari che straordinari tanto verso lo Stato quanto verso qualsiasi altro ente”. L’esenzione, hanno spiegato i giudici, deve valere solo per “le imposte che gravano sui redditi degli immobili in questione”, non per il corrispettivo di un servizio quale è la Tari.
Per il futuro però, grazie all’emendamento D’Alfonso, la Chiesa non devolverà nessuna imposta. Con buona pace della Cassazione, oltre che di cittadini e attività commerciali che in questi giorni stanno ricevendo le lettere con la richiesta del saldo.