(di Tiziano Rapanà) Prosegue il viaggio del team de L’Italia che mi piace – In viaggio con Raspelli (in onda su Canale Italia e varie emittenti locali) per raccontare il meglio della realtà enogastronomica nostrana. Finalmente lo sguardo dei nostri eroi è rivolto al Sud e alle sue meraviglie, con una puntata dedicata al mondo imprenditoriale di Al Bano. Nel cuore antico di Cellino San Marco, l’artista ha costruito, nelle sue tenute, un borgo tra bosco, vigneti e uliveti. Qui si trova la sua azienda vitivinicola, il relais e il mitico ristorante Don Carmelo. Sono stato testimone del primo giorno di riprese. Ho visto i punti nevralgici della vita nelle tenute e ho passato un’intera giornata di lavorazione con Al Bano ed il team della trasmissione. Tutto è iniziato nel bosco Curtipetrizzi. Il bosco si trova in uno dei territori più antichi della terra d’Otranto. Ho ammirato estasiato la perfezione della natura, che si muove con tempi e ritmi lontani dell’agire quotidiano. Qui si è tenuto il primo incontro tra Edoardo Raspelli e l’artista. Al Bano ha raccontato la dura infanzia e gli inizi tribolati nel mondo della canzone. La miseria, la fatica del lavoro precario, i primi tentativi di ingresso nella discografia, sono stati i temi della discussione. Tra i due è scoppiata, da subito, la scintilla artistica. Nonostante non si siano mai incrociati, Raspelli e Al Bano sembravano già una coppia creativa collaudata, che aveva fatto il bello e il cattivo tempo nei palchi di tutto il mondo. Eppure quei due non lavorano insieme da cinquant’anni, ma a malapena da cinque minuti. È il bello dell’arte. La pioggia ha tentato di funestare la bellezza del duetto, ma la registrazione è proseguita grazie alla cura di Fabrizio Berlincioni – creatore, produttore e deus ex machina dell’Italia che mi piace – e del team composto dal produttore Stefano Costa, il regista Carlo Tagliaferri, Nastassia Berlincioni e l’operatore alla seconda camera Amedeo Edoardo Ferrari Pereira Da Silva.
La bottaia è il luogo magico di un altro momento topico della trasmissione: qui sono state presentate le varie “creature di vetro” dell’azienda vitivinicola. Al Bano è un ottimo scenografo e ha orchestrato un’atmosfera, adatta per la creazione un momento intenso. Su un lungo tavolo rettangolare di legno, posto al centro della cantina, hanno troneggiato le bottiglie di vino, illuminate dalle candele. Il racconto di Al Bano è stato appassionate, ricco di aneddoti sui suoi primordi come produttore e sulle ambizioni d’impresa. La sua avventura nel mondo dei vini è iniziata nel 1972. Nel ‘73 c’è stato il debutto in società del suo primo vino Negroamaro chiamato Don Carmelo in omaggio al padre: cinquantamila bottiglie per cominciare. E poi via via a percorrere a velocità sostenuta l’autostrada del successo, che ha portato ad importanti gratificazioni. Nella bottaia, mi pare si sia intensificata l’intesa con Raspelli: mi è sembrata ancora più forte, robusta, inscalfibile. Le affinità elettive, talvolta, si manifestano inaspettatamente.
Il gran finale si è svolto in casa di Al Bano, davanti al focolare. I due hanno concluso l’intervista brindando con un buon bicchiere di rosso, Platone, ottenuto da uve di Negroamaro e Primitivo. È stata una giornata interessante, che mi ha permesso di scoprire pienamente una perla del mio Salento. Al Bano è un campione di simpatia e signorilità. Raspelli è come lo vedete in tv: preparatissimo e iperprofessionale. Berlincioni riesce ad inventare idee, che danno un tocco in più alla macchina televisiva: non a caso, con la sua creatività, è diventato il poeta della canzone italiana. Lo staff mi ha stupito per la qualità del lavoro svolto.