(di Tiziano Rapanà) Che i Cugini di Campagna siano pìù rock dei Måneskin è cosa ovvia. Ma guai a dirlo, perché la fanfara dei media nostrani ha suonato in lode del giovane complesso romano. Il rock vero è altra cosa, lo sentite nell’ultimo straordinario pezzo di Gianluca Grignani (I bei momenti) e in qualche sconosciuto gruppo straniero. I Måneskin sono stati baciati dalla fortuna e giustamente si godono questo benevolo giro di valzer. Sarà il tempo a valutare la presunta grandezza della band. Forse è il caso che i giornali se ne stiano un po’ zitti e buoni, anziché eccedere nella gelatina di superlativi assoluti. Il gruppo ha aperto, a Las Vegas, un concerto dei Rolling Stones e Mick Jagger si è complimentato con loro. Da qui è partito l’ingiustificato delirio che rischia di far male agli artisti. Sono all’alba della loro carriera e hanno tutto il tempo per crescere, non è il caso di incoronarli prematuramente principi della musica mainstream internazionale. Personalmente preferisco i Cugini a questi simpatici figli dei talent show. Il gruppo, capitanato dal grande Ivano Michetti, ha percorso le vie del rock negli anni della permanenza di Paul Manners, un bravissimo chitarrista inglese che è stato allievo di Eduardo Caliendo, il protagonista con Roberto Murolo della mitica collana discografica Napoletana – Antologia cronologica della canzone partenopea. Con Manners, i Cugini hanno inciso due lp che rappresentano una tessera fondamentale del puzzle che raffigura il rock italiano, Metallo e Gomma. Ascoltateli, li trovate sulle piattaforme digitali, e mi darete ragione. I testi sono audaci e irriverenti (Metallo racconta il dramma della tossicodipendenza, Domenica di Pasqua irride il patriarcato e lo mette alla berlina con più efficacia dell’odierno neofemminismo conformista, Floridia canzona i patimenti di un ragazzo più interessato alla dote che all’amore), le musiche rappresentano pienamente il vivace fermento della scena rock internazionale dei primi anni ottanta. Sono due dischi che danno un’immagine diversa, forse più interessante, di un gruppo che si è autocondannato al revival perenne, all’amore strappalacrime di Conchiglia Bianca e del primo tempo dei Cugini con Flavio Paulin. Eppure l’audacia del gruppo si è palesata recentemente con una bella cover di Zitti e buoni, il brano cuspide della creatività dei Måneskin. Che sia un ritorno al rock selvaggio, dei tempi di Metallo? Me lo auguro.