Solo il 4% degli ettari ad oliveto sono stati reimpiantati con ulivi di specie resistenti dopo che la Xylella, la batteriosi che provoca il disseccamento delle piante, ha colpito oltre 21 milioni di piante in 8 anni nel Salento. E’ quanto denunciato nel corso dell’incontro dei quadri dirigenti di Coldiretti Puglia con il sottosegretario alle Politiche Agricole, Francesco Battistoni. “La Xylella ha provocato effetti più disastrosi di un terremoto con ripercussioni drammatiche di natura produttiva, ambientale, economica, lavorativa, con esigenze di contenimento, ricostruzione, sostegno che vanno affrontate in maniera strategica, univoca e di sistema tra Governo e Regione Puglia, rendendo i procedimenti fluidi e fruibili”, ha affermato Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia. Sono 386mila gli ulivi delle specie resistenti impiantati in Salento con 3400 ettari interessati dalla rigenerazione – ha rimarcato Coldiretti Puglia – numeri troppo bassi che impongono una visione condivisa per accelerare la ricostruzione e superare gli ostacoli burocratici e i vincoli paesaggistici per ridare il futuro alla più grande fabbrica green del Sud Italia. Risultano alla cabina di regia dell’Osservatorio fitosanitario regionale 160.000 piante e 1220 ettari reimpiantati con la varietà Leccino e 2170 ettari e 226.000 piante di ulivo FS17 piantumate a seguito di espianto, contro gli oltre 90mila ettari di superficie olivetata che sono stati intaccati in provincia di Lecce dalla Xylella. A distanza di 20 mesi dalla pubblicazione del decreto del marzo 2020, il Piano straordinario per la rigenerazione olivicola della Puglia da 300 milioni di euro, risultano ancora da fermi a Roma 134 milioni di euro sul totale delle risorse stanziate – ha precisato Coldiretti Puglia – mentre sono rimasti inattuati gli interventi che avrebbero consentito agli agricoltori di ricominciare a lavorare e a produrre dopo la grave crisi causata dalla Xylella. Secondo Coldiretti occorre valutare attentamente tutte le azioni dal punto di vista economico ed ambientale, a sostegno di un asset strategico dell’agroalimentare italiano: la filiera olivicolo-olearia che vale oltre 1,2 miliardi di euro nella sua fase agricola e 3 miliardi in quella industriale.