Anche nella pubblica amministrazione potrebbe arrivare lo Smart working, rispettando però precisi vincoli di orario e luogo di lavoro. Questo è quanto emerge dalla nuova bozza di contratto per le Funzioni centrali (ministeri, agenzie fiscali, enti pubblici none economici ecc) presentata dall’Aran ai sindacati. Sarà quindi possibile lavorare da casa nella pubblica amministrazione anche dall’estero nel momento in cui saranno garantite le condizioni minime di tutela della sicurezza del lavoratore nonché la piena operatività della dotazione informatica e la riservatezza dei dati.
“Il lavoro da remoto – si legge in una nota – può essere prestato anche, con vincolo di tempo e nel rispetto dei conseguenti obblighi di presenza derivanti dalle disposizioni in materia di orario di lavoro, attraverso una modificazione del luogo di adempimento della prestazione lavorativa, che comporta la effettuazione della prestazione in luogo idoneo e diverso dalla sede dell’ufficio al quale il dipendente è assegnato”. Il lavoro da remoto è realizzabile attraverso l’uso di dispositivi tecnologici, messi a disposizione dall’amministrazione – può essere svolto come telelavoro domiciliare, che comporta la prestazione dell’attività lavorativa dal domicilio del dipendente; altre forme di lavoro a distanza, come il coworking o il lavoro decentrato da centri satellite. Il lavoratore dovrà avere gli stessi obblighi che ha presso la sede dell’ufficio, “con particolare riferimento al rispetto delle disposizioni in materia di orario di lavoro” e sono quindi garantiti tutti i diritti previsti dal contratto per il lavoro: riposi, pause e permessi orari. Per questa modalità di lavoro non sono quindi individuate le tre fasce orarie previste per il lavoro agile, ovvero operatività, contattabilità e inoperabilità.