Siamo in piena estate, e in omaggio alla bella stagione, vorremmo raccontarvi di storie a lieto fine, amori romantici nati sotto l’ombrellone. Purtroppo la realtà incalza e siamo costretti a parlarvi di una brutta storia. Un bravo romanziere non avrebbe remore a definirla una vicenda di ordinaria ingiustizia. Protagonista è la burocrazia che, inspiegabilmente, discrimina la vita di un cittadino statunitense. Partiamo dal principio. Un bravo giornalista, stimata penna di un’importante testata americana, ha da poco preso la residenza a Roma. Tutto sembra andare bene, o comunque nella norma. Sennonché il nostro scopre, sul sito della motorizzazione di Roma, una triste verità: la sua patente statunitense non può essere riconvertita in patente italiana. La conversione della patente è possibile per i cittadini di varie Nazioni (tra cui il Taiwan e la Turchia), ma non per i cittadini USA. Soltanto al personale diplomatico e consolare statunitense e ai loro familiari è concesso tale diritto. I motivi non sono chiari, eppure la procedura di conversione è molto semplice e molte autoscuole offrono questo servizio: basta portare un’autocertificazione per il cambio di residenza agli istruttori e ci pensano loro. Purtroppo al professionista sembra toccargli una sorte diversa, ingiustamente infausta: secondo le norme, dovrà riprendere la patente daccapo. In cerca di risposte, il giornalista contatta via mail il direttore della motorizzazione Roma Nord/Roma Sud, Paolo Amoroso, per avere lumi sulla questione e una possibile soluzione. Il nostro riceve una risposta dalla segretaria del direttore, che lo rimanda alla pagina del sito sulle conversioni delle patenti. La stessa pagina che aveva rivelato, giorni prima, la brutta notizia al professionista. Dalla motorizzazione nessuna risposta utile, nessuna ciambella di salvataggio pronta a salvare il cittadino che rischia di affogare nel mare della burocrazia. Sembra un paradosso, ma è una triste vicenda che al momento non vede l’ingresso di un possibile lieto fine. La storia suggerisce tante domande che sembrano non trovare risposte: perché un cittadino statunitense non può convertire la propria patente? Perché tale diritto è riservato unicamente al personale diplomatico e consolare statunitense e ai loro familiari? Perché non si specifica il grado di parentela? Un cugino di sesto grado del console può convertire la propria patente? Perché la motorizzazione di Roma non dà risposte risolutive e non aiuta il cittadino in difficoltà? E perché una cosa del genere succede ad un cittadino degli Stati Uniti, nazione alla quale dobbiamo eterna gratitudine per averci strappato dall’incubo nazifascista? Perché debbono esistere cittadini di serie a e cittadini di serie b? Speriamo qualcuno ci dia delle risposte.