Potenziare le qualità delle cure per il tumore al seno e perfezionare il funzionamento della Breast Unit, superando le forti divisioni regionali. Favorire campagne di prevenzione, sia primaria che secondaria. Migliorare la gestione delle pazienti con i carcinomi più difficili da trattare: quelli ad alto rischio e quelli metastatici. Sono questi i tre punti programmatici del Manifesto di Europa Donna Parlamento, nato per tutelare i diritti delle donne con tumore al seno, ridurre l’incidenza e migliorare diagnosi e cura. L’obiettivo è quello di difendere, anche a livello legislativo, le oltre 834mila donne che in Italia hanno o hanno avuto questa neoplasia.
Il progetto vede l’adesione di 18 parlamentari di diversi schieramenti politici ed è stato presentato ieri in una conferenza stampa alla Camera dei Deputati. L’iniziativa è stata promossa da Europa Donna Italia, nata nel 2000 su iniziativa del professor Umberto Veronesi. L’alleanza rinasce con nuove iniziative. “Abbiamo bisogno di organi di pressione, delle Istituzioni, affinché le Regioni attuino e chiuda no quello che è stato fatto finora”, spiega Corrado Tinterri, coordinatore del Comitato tecnico scientifico di Europa Donna Italia. Siamo preoccupati per la forte divisione tra Nord e Sud in termini di salute”, dichiara Rosanna D’Antona, nella foto, presidente di Europa Donna Italia. Il riferimento è a quella mobilità passiva che tocca il 50% e che vede le donne del Sud costrette a rivolgersi al Nord per ricevere cure più adeguate. La maggior parte dei centri di eccellenza, centri senologici, sono concentrati al Nord e poi al centro. E “a parità di stadio, farsi curare in centri di eccellenza aumenta del 20% la possibilità di guarire”, assicura Tinterri. “Ogni anno nel nostro paese si ammalano oltre 54 mila donne. E il numero è in costante crescita”, afferma Tinterri, secondo cui “è quindi necessario, anche a livello legislativo, avere la sensibilità delle parlamentari donne, che ringraziamo, per deliberare provvedimenti adeguati e tempestivi a tutela delle donne-cittadine”.
D’Antona sottolinea che “siamo a favore dell’uguaglianza dei diritti delle donne e vorremmo che in tutta Italia le pazienti fossero trattate allo stesso modo quando devono affrontare un tumore. La pandemia e il Recovery Fund ci stanno spingendo verso un grande cambiamento in infrastrutture, trasformazione digitale, educazione, ambiente e anche salute”. “Spostarsi da una regione all’altra significa sovraccaricarsi di uno stress ulteriore, economico e psicologico. Dobbiamo impegnarci di più su questo fronte e ci auguriamo che anche le risorse che arriveranno per il Pnrr ci aiuteranno da questo punto di vista”, ha dichiarato Maria Elena Boschi, capogruppo di Italia Viva alla Camera dei deputati, tra le parlamentari che hanno aderito all’iniziativa e presenti in sala.
Per Boschi il lavoro da fare è su più fronti: “Erano state stanziate risorse importanti per la ricerca sul tumore basata sul genoma ed è interesse di tutti far sì che queste risorse siano spese e utilizzate”. Quanto alle strumentazioni, “non tutte le strutture hanno macchinari adatti a persone con disabilità. Sappiamo che ai fini della diagnosi è importante anche la posizione”.