Il 70% dei figli adottati si è posto il problema delle sue origini e la metà ha effettivamente avviato la ricerca. Il dato emerge da uno studio con tre Paesi europei oltre all’Italia, condotto dai ricercatori del Centro di Ateneo Studi e ricerche sulla famiglia dell’Università Cattolica, che è stato presentato alla settima edizione dell’International Conference on Adoption Research. Il dato significativo emerso, viene spiegato in una nota dell’ateneo, è che la scelta o meno di intraprendere un percorso di ricerca e il desiderio di avviare una ricerca delle origini sono risultati correlati al livello di incertezza legato alla propria identità, al bisogno di ricomporre i ‘pezzi’ del proprio sé e dare un senso. Hanno preso parte allo studio 69 adulti adottati di età compresa tra 19,1 e 65,6 anni, 16 maschi e 53 femmine, 26 in adozione nazionale e 43 in adozione internazionale tra il 1956 e il 2008, in media a 2,28 anni. Il 70% circa dei partecipanti alla ricerca riporta un desiderio forte di avere maggiori informazioni sulle proprie origini che, per la maggior parte di loro, emerge soprattutto tra i 20 e i 30 anni. Oltre a voler conoscere meglio fatti e motivazioni, le persone di cui vorrebbero maggiori informazioni sono in primo luogo la madre di nascita, ma in ordine di priorità anche i fratelli, il padre e le persone che si sono prese cura di loro nel periodo pre-adottivo. Ma solo nella metà delle storie incontrate nello studio, gli adottati hanno concretamente avviato una ricerca delle origini, mentre il 5% non intende cercare, il 22% ha solo fantasticato di avviare la ricerca e il 17% infine ha pianificato di farlo.