Messo a punto un modello che permette di prevedere con un certo proflo di accuratezza il rischio che si manifesti una frana in Campania. A metterlo a punto uno studio della Fondazione CMCC – Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici – Exploring ERA5 reanalysis potentialities for supporting landslide investigations: a test case from Campania Region (Southern Italy) che individua le potenzialità della quinta generazione di modelli atmosferici (noti come dataset di reanalisi ERA5) sviluppate dallo European Centre for Medium-Range Weather Forecasts, nel migliorare le prestazioni dei sistemi di allertamento rapido utilizzati, ad esempio, dalla Protezione Civile.
Diversi versanti campani sono ricoperti di strati di terreno vulcanico, frutto delle eruzioni susseguitesi nei millenni. Con l’aggravarsi degli impatti dei cambiamenti climatici, tra cui il verificarsi di precipitazioni molto intense e rapide in aree circoscritte, cresce in questi e in altri territori italiani vulnerabili alle frane l’urgenza di comprendere in modo sempre più preciso le dinamiche che inducono tali eventi e di sviluppare modelli in grado di prevederli. Quando applicati nel concreto attraverso adeguati sistemi di allertamento rapido (early warning), tali strumenti possono infatti supportare i decisori nell’adottare misure efficaci ed efficienti di protezione della popolazione e dei territori dagli eventi franosi.
Inoltre, è possibile accedere gratuitamente tramite il Climate Data Store del Copernicus Climate Change Service a dati aggiornati giornalmente, che vanno dal 1979 fino a 5 giorni precedenti la consultazione: il breve tempo di rilascio dei dati ha permesso agli autori dello studio di ipotizzare – e poi verificare – una buona performance da parte dello strumento non solo per studi di backanalysis ma anche per scopi operativi come la messa a punto di sistemi di allerta preventiva (early warning).
“Per prima cosa – ha detto Alfredo Reder, ricercatore CMCC e primo autore della pubblicazione abbiamo verificato l’affidabilità della reanalisi ERA5 nel riprodurre le storie di pioggia che predispongono a eventi franosi realmente occorsi nell’area oggetto di studio. Successivamente, abbiamo analizzato lo specifico evento di frana avvenuto a Nocera Inferiore il 4 marzo 2005 e abbiamo verificato che, in corrispondenza dell’evento, le stime di contenuto d’acqua nel suolo offerte da ERA5, sebbene non esenti da vincoli e limitazioni, sarebbero state in grado di osservare un’anomalia idrologica, ovvero un valore molto elevato in termini di contenuto d’acqua lungo tutta la coltre. Se così non fosse stato, non avremmo potuto fare l’ultimo passo, ovvero valutare la possibilità di utilizzare operativamente queste reanalisi per un sistema di early warning. Nell’ultima fase della nostra ricerca abbiamo così potuto verificare che l’utilizzo dei dati di ERA5 come proxy per supportare una decisione potrebbe migliorare l’affidabilità del modello previsionale attualmente usato in Campania, perché in grado di offrire informazioni sulle condizioni predisponenti le frane”.
I risultati di questa ricerca si applicano al caso delle frane in piroclastite, caratteristiche dell’area oggetto dello studio. Il prossimo passo sarà quello di verificare l’utilità delle reanalisi ERA5 allo stesso scopo ma in presenza di altri tipi di terreno, come ad esempio quelli argillosi che determinano frane lente, caratteristiche di diverse zone della penisola come l’Appennino meridionale e alcune aree della Basilicata e della Campania.