Con la ripartenza del commercio internazionale le imprese lombarde agganciano la ripresa, registrando un -2,3% di vendite all’estero nell’ultimo trimestre del 2020 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Il dato arriva dopo il -7,9% del terzo trimestre e la caduta verticale del -27,3% del periodo aprile-giugno. “La pandemia ha un avuto un impatto subito drammatico sulla sanità e immediatamente dopo sull’economia – ha detto Fabrizio Di Amato, vicepresidente di Assolombarda – generando la paralisi del sistema produttivo, l’interruzione delle catene del valore e degli scambi mondiali. Fortunatamente il commercio globale è tornato ad un valore sopra i livelli pre-Covid già da novembre scorso e le nostre imprese si sono fatte trovare pronte. La loro reattività e resilienza, nonostante le nuove limitazioni, è un chiaro segno di competitività e rappresenta un impulso positivo per questo avvio di 2021 ancora dominato dall’incertezza”.Il bilancio complessivo del 2020 rimane comunque estremamente pesante: sono 13,5 i miliardi di fatturato estero persi in un anno in Lombardia, con una flessione del -10,6% rispetto al 2019. È una caduta profonda e superiore alla media nazionale (-9,7%) perché qui la pandemia ha colpito prima e con maggior forza, anche nella seconda ondata. Tuttavia, la performance lombarda è sostanzialmente allineata a quella degli altri motori d’Europa ad indicare il grave e diffuso impatto del Covid-19 su tutti i grandi poli manifatturieri europei: -10,3% Catalogna, -10,6% Auvergne Rhône Alpes, -11,3% Baviera, -7,3% Baden-Wurttemerg. Guardando al manifatturiero lombardo, si conferma poi la profonda differenziazione per settore: nel 2020 crescono solo i comparti essenziali della farmaceutica e dell’alimentare (+7,6% e +1,3%), mentre nel complesso contengono le perdite elettronica (-4,2%), apparecchi elettrici, (-7,1%), chimica, (-7,4%) e gomma-plastica (-9,1%). A soffrire maggiormente, nonostante l’accelerazione positiva nell’ultimo trimestre dell’anno, sono meccanica, metalli e automotive: qui la caduta annua è superiore alla media del manifatturiero e compresa tra il -12% e il -15%. Resta, inoltre, particolarmente critica la situazione del sistema moda che nell’anno perde quasi il 20% delle vendite estere.