Nonostante le polemiche, le difficoltà pratiche per l’applicazione e le bocciature in tribunale, il presidente della Regione Sardegna Christian Solinas non ha mai abbandonato l’idea del passaporto sanitario. O perlomeno quella di un certificato di negatività al virus o di vaccinazione per chi arriva in Sardegna. Un suo cavallo di battaglia sin dall’inizio dell’emergenza sanitaria che dopo le prime perplessità, è tornato d’attualità visto che ormai, anche in campo europeo, si punta a una soluzione di questo tipo. Una soluzione per la circolazione sicura della persone in tempi di Covid di cui Solinas rivendica la primogenitura.
La proposta era nata lo scorso aprile: l’Italia stava attraversando il suo primo rigido lockdown, la pandemia sferzava il Paese, ma la stagione turistica era alle porte con migliaia di turisti pronti ad affollare l’isola. La Sardegna, protetta dal mare, durante la ‘Fase 1’ aveva sempre avuto l’indice di contagio più basso d’Italia, ma con un sistema sanitario fragile si trovava stretta tra la paura del contagio e il disastro economico. Così il governatore aveva provato a chiedere garanzie di negatività ai vacanzieri. L’idea, rimodulata più volte per scansare obiezioni di impraticabilità, era stata subito bollata come incostituzionale dall’allora ministro agli Affari regionali Francesco Boccia. Non meno dure erano state le stroncature dei colleghi di Solinas che, durante della Conferenza delle regioni, avevano definito l’idea come “ipocrita”, “ingestibile” e inutile dunque, con l’eccezione del solo governatore della Sicilia, il passaporto sanitario era stato pesantemente stroncato. Al coro si era unita anche la voce di Luca Richeldi, pneumologo e membro del Comitato scientifico, che aveva parlato di un discorso da abbandonare perché privo di senso. Si era ormai a fine maggio, alla riapertura dei confini regionali mancavano poche ore e il caos su certificati e tamponi regnava sovrano. Il resto è storia tristemente nota: le discoteche senza freni, la curva dei positivi fuori controllo e un sistema di tracciamento sfilacciato. Da regione Covid-free la Sardegna era diventata ‘il focolaio d’Italia’. Così, sulle ceneri del disastro, a fine stagione Solinas ci aveva riprovato e, lo scorso settembre, aveva firmato un’ordinanza per imporre una sorta di passaporto sanitario: un certificato di negatività o il tampone entro 48 ore per chi arrivava sull’Isola. Ma anche questa volta era andata male. Pochi giorni dopo il Tar aveva sospeso l’ordinanza facendo a pezzi proprio gli articoli che prevedevano le garanzie di negatività. Solo il governo – hanno stabilito i giudici – può porre limitazioni alla libera circolazione delle persone.
Ma Solinas, nonostante la debacle giudiziaria, sembra intenzionato a non demordere. “Ho già pronta un’ordinanza sulla quale ho chiesto l’intesa al ministro Speranza”, ha annunciato ieri perché – sostiene – non è un problema di limiti ai diritti delle persone ma di “un atto di verifica e tutela della salute dei sardi e dei viaggiatori, che non impedisce la circolazione di chi è sano, ma salvaguarda la salute pubblica in Sardegna”.