La recente bolletta luce e gas contiene un incremento di 0,12 centesimi per ogni KWh consumato dopo il primo ottobre 2020. Sembra poca cosa, ma si tratta di un maggior costo complessivo annuale di quasi 350 milioni
La recente bolletta luce e gas contiene un incremento di 0,12 centesimi per ogni KWh consumato dopo il primo ottobre 2020.
Sembra poca cosa, ma si tratta di un maggior costo complessivo annuale di quasi 350 milioni.
Dal punto di vista formale, pagheremo in ossequio al Decreto Legge n° 79 del 1999, articoli 45 e 48 (remunerazione dei costi di generazione delle unità essenziali per la sicurezza del sistema elettrico). In pratica pagheremo per tre centrali a carbone, i cui proprietari, appresa la decisione governativa di chiuderle entro il 2025, hanno deciso di metterle fuori servizio anzitempo. Così il Gestore della Rete Nazionale, che si illudeva di poterne disporre ancora per qualche anno, è stato costretto a inserire le stesse centrali nell’elenco degli impianti necessari per costituire una adeguata riserva.
L’operazione chiusura delle centrali a carbone, pomposamente chiamata coal phase out, riserva peraltro altre sorprese all’utente sia dal punto di vista economico sia ambientale. Dal gennaio 2022 pagheremo 75 milioni per due nuove centrali a gas che sostituiranno quelle a carbone. Nel 2023 si aggiungerà un onere di 300 milioni per altre nuove centrali a gas. Non si tratta di un pagamento una tantum, ma della prima delle 15 rate annuali previste.
Dal punto di vista ambientale, alle prime due nuove centrali è stato poi concesso di emanare complessivamente 2,4 milioni di tonnellate di CO2 l’anno, quasi il 5% di tutta la CO2 emessa nel 2019 dall’intero sistema italiano elettricità+calore (dati Rapporto Ispra 2020). Per quanto riguarda invece le emissioni di ammoniaca, diventeranno il triplo di quanto emesso nel 2019. Infine la variabile dell’utilizzazione del suolo: una nuova centrale sarà costruita su terreno agricolo.
Le nuove centrali saranno costruite nell’ambito del «mercato della capacità», meccanismo promosso dalla Ue per garantire elevati standard di servizio elettrico nel periodo di transizione tra i combustibili fossili e le rinnovabili. L’assegnazione avviene tramite aste organizzate dal Gestore della Rete. A titolo di compenso, il produttore riceve il premio stabilito dall’asta; premio il cui pagamento è poi addebitato agli utenti. Va detto come, fino a questo momento, il nostro premio sia tra il doppio e il triplo di quello inglese.
La prossima asta in Italia è attesa quest’anno, nella speranza che ci sia un ritocco dei premi e il contenimento del numero di nuove centrali.
ilGiornale