Tra cartelle e rottamazione il calendario diventa fitto. Spunta l’ipotesi di una proroga e di un invio spalmato in due anni
Riparte a pieno regime la macchina del Fisco: secondo quanto stabilito dal decreto Milleproroghe (183/2020), appena convertito in legge dall’assemblea di palazzo Madama, la scadenza ultima resta quella del 28 febbraio. Il timore è che possa tramontare la possibilità di un’ulteriore proroga fino al prossimo 30 di aprile, che fino all’ultimo in tanti erano convinti che il nuovo esecutivo presieduto da Mario Draghi avrebbe
inserito all’interno del decreto Ristori 5 per dare un supporto ad imprese e famiglie in evidenti difficoltà economiche a causa della pandemia. Gli emendamenti previsti per il decreto Milleproroghe che contenevano le linee guida per attuare questo ulteriore rinvio non sono infatti stati approvati alla Camera dei deputati, cosa che rende praticamente impossibile anche solo ipotizzare una modifica in tal senso. Secondo invece quanto riferito da Il Messaggero, ciò nonostante esisterebbe una remota possibilità che l’esecutivo possa valutare uno stop di due mesi.
Il decreto Ristori 5 è in fase di conclusione, ma pare proprio ineluttabile una immediata ripresa delle notifiche delle cartelle esattoriali e degli avvisi fiscali, oltre 50 milioni secondo le stime del Mef. L’idea sarebbe quella di suddividere il blocco secondo uno scaglionamento di due anni, e di attuare un piccolo rinvio, anche se non ancora confermato, (aprile 2021) dei pagamenti delle rate delle rottamazioni: senza un provvedimento preciso, comunque, anche questi dovranno andare a cassa da lunedì 1 marzo. Proprio per non perdere i benefici della rottamazione ter resta quindi al momento fissato all’inizio del prossimo mese il pagamento delle cartelle e del saldo e stralcio della prima delle rate 2021. A tale data è possibile applicare il termine dei 5 giorni di tolleranza: festività comprese, quindi, si va al massimo fino all’8 marzo. “Se il pagamento avverrà oltre i termini previsti o per importi parziali la misura agevolativa non si perfezionerà e i versamenti effettuati saranno considerati a titolo di acconto sulle somme dovute”, spiegano sul portale dell’Agenzia delle entrate.
Gli importi da versare si trovano all’interno della “Comunicazione delle somme dovute”. Diverso invece il discorso per le rate 2020 ancora non pagate (ovvero quelle con scadenza 28 febbraio 2020, 31 maggio 2020, 31 luglio 2020 e 30 ottobre 2020): per queste ultime si devono utilizzare infatti i bollettini corrispondenti ai versamenti non ancora effettuati, scaricabili nell’ “Area riservata” del sito web. Resta possibile ottenerli richiedendo, senza necessità di autenticazione, una copia della “Comunicazione delle somme dovute”.
Come pagare? Tramite Rav o con bollettino PagoPa, che saranno allegati alla documentazione ricevuta. Si può anche utilizzare la funzione “Paga online” del portale dell’Agenzia delle entrate o la App EquiClick. Resta aperta la possibilità di versamento tramite banche, Poste e tutti i Psp ( Prestatori di Servizi di Pagamento) che aderiscono al piano PagoPa.
Federico Garau, Ilgiornale.it