Rimini si candida come capitale italiana della cultura 2024. Il percorso è iniziato ufficialmente questa mattina in un evento organizzato al teatro Galli, in pieno centro storico. “Rimini ora interpreta al meglio il suo ruolo storico di luogo contemporaneo”, dice il sindaco Andrea Gnassi. “Anche lessicalmente – spiega – pare una contraddizione – storico, contemporaneo – ma questo cozzo configura l’eccezionalità di questa città e l’opportunità unica di aprire una nuova frontiera nel concetto stesso di cultura che verrebbe data al Paese in caso di assegnazione di capitale”. A Rimini, ha detto ancora il sindaco, “convivono il teatro verdiano in cui siamo e gli avamposti di tendenza nati in una discoteca come lo Slego e ii Paradiso; il bianco marmoreo del tempio di Leon Battista Alberti con le immagini fotografiche in stranianti bianchi e neri di dropout di Marco Pesaresi; Fellini e una favola moderna come l’Isola delle Rose; il Trecento riminese e il mondo della notte; Ariminum e i suoi monumenti con il teutonen grill; l’Arco d’Augusto accostato alle irriverenti immagini di Maurizio Cattelan. Rimini è sempre stata contemporanea a se stessa”. Il riconoscimento di capitale italiana della cultura è stato istituito nel 2014 con gli obiettivi di sostenere, incoraggiare e valorizzare la capacità progettuale e attuativa delle città, per promuovere il valore della leva culturale per la coesione sociale, l’integrazione, la creatività, l’innovazione, la crescita e lo sviluppo economico. Nel 2015 il titolo fu assegnato alle Città di Cagliari, Lecce, Perugia, Ravenna e Siena; nel 2016 a Mantova e a seguire Pistoia, Palermo. Parma 2020 è stata prorogata al 2021 dal Dl Rilancio, che ha anche stabilito di conferire il titolo 2023, in via straordinaria, alle città di Bergamo e Brescia, zone tra le più colpite dall’emergenza Covid.