Anche il social del momento Clubhouse è finito sotto la lente del Garante della Privacy. La piattaforma basata sulle conversazioni audio in tempo reale è stata contattata dall’Autorità nostrana per chiarire alcuni dubbi in merito al trattamento dei dati degli utenti. I gestori hanno tempo fino a settimana prossima per rispondere.
Dopo TikTok, Facebook e Instagram, anche il social del momento Clubhouse è finito sotto la lente del Garante della Privacy. La piattaforma basata sulle conversazioni audio in tempo reale è stata contattata dall’Autorità nostrana per chiarire alcuni dubbi in merito al trattamento dei dati degli utenti.
L’intervento del garante
I primi allarmi in merito erano stati lanciati da osservatori ed esperti informatici in Italia e all’estero: l’informativa sulla privacy dell’app lascia molti dubbi sul rispetto della normativa europea sulla riservatezza dei dati. Come vengono archiviate ed elaborate le informazioni generate dagli utenti nell’app, dopo quanto tempo vengono cancellate, come utilizza i contatti in rubrica e che fine fanno gli audio delle conversazioni sono alcune delle domande poste dal garante ai gestori di Clubhouse — la startup californiana Alpha Exploration. Il gruppo ha 15 giorni di tempo per rispondere ai quesiti posti dal Garante ormai settimana scorsa.
I dubbi su Clubhouse
Oltre all’impianto generale del trattamento dei dati (dove saranno archiviati ed eventualmente con quali garanzie potranno transitare dall’Europa agli Stati Uniti), sono tre i problemi di privacy relativi a Clubhouse sui quali si concentrano le preoccupazioni degli osservatori. Il primo è quello dell’accesso alla rubrica, che Clubhouse utilizza per il suo sistema a inviti ma che rivela pubblicamente agli utenti quanti amici di un determinato contatto sono già nel social. Il secondo è la destinazione dei dati vocali di persone comuni ma anche influencer e politici che affollano la piattaforma. Il terzo aspetto è il medesimo per il quale sono finiti sotto indagine anche TikTok, Facebook e Instagram, ovvero le barriere poste all’ingresso per gli utenti minorenni e per i bambini.
L’app bloccata in Cina
Almeno da questo punto di vista il successo improvviso dell’app si sta ritorcendo contro gli sviluppatori, che dovranno aggiornare al più presto l’informativa sulla privacy all’interno di Clubhouse ed eventualmente adeguare l’app GDRP europeo. In Cina nel frattempo l’approccio alla piattaforma è stato decisamente più drastico: stando a quanto riportato inizialmente dal Guardian, dopo un periodo di forte crescita che ha portato addirittura alla vendita online di inviti, l’accesso è diventato impossibile a partire dalla giornata di lunedì 8 febbraio.
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